La coda nelle calli. L'Italia del pre-Covid. Venezia è bella anche se navighi immerso in un fiume di gente che si muove all'unisono verso la stessa direzione. Rialto. Piazza San Marco. L'Arsenale. La Biennale. E infatti Venezia ieri era bellissima. La Venezia di ieri era la Venezia prima del virus. Quella dove senti il trotterellare dei trolley. Quella dove sono riapparsi i trasportini bengalesi fuori dalla stazione che accompagnano la gente negli alberghi. Quella dove i passeggini dei bambini vengono trainati a forza dai genitori procedendo al contrario sopra i ponti. Quella dove i camerieri non riescono a smaltire le ordinazioni e corrono da una parte all'altra. La gente affolla le calli, le riempie di vita. In alcuni punti si sta fermi perché la fila procede a passo fermo. Per arrivare all'Arsenale ieri a piedi abbiamo impiegato un'ora e mezza, quando in genere si fa in 40 minuti. Uno slalom continuo tra la coda a un museo o a una mostra.
La gente ha voglia di muoversi, il turismo sta per ripartire. Anzi è già partito. I treni preso d'assalto. Anche a Roma trolley, valigie, borse, il caos della capitale tornato infernale. Lungo la Cassia sembrava di stare in un frullatore. Anche da Jesolo a Bibione code per le strade. Gli assalti alle spiagge sono ricominciati. Ed è tornato il periodo in cui la fila di moto e scooter costeggia quella delle macchine.
Ombrelloni finiti, la spiaggia affollata, i drink, gli aperitivi. Da Nord a Sud la costa è stata completamente presa d'assalto. Complice il bel tempo. Le temperature estive. I turisti tedeschi hanno preso d'assalto le località tursitiche del trentino e dell'Alto Adige, in particolare nelle località che si affacciano sul lago di Garda e su quello del Caldaro, che per i turisti teutonici è un po' come Riccione. Strutture alberghiere e campeggi registrano un buon afflusso. Anche in Toscana c'è stato il pienone. «Molte attività sono andate sold out», dice Pietro Guardi, presidente dell'associazione balneari di Viareggio e titolare dello stabilimento Leila. Buon afflusso a Forte dei Marmi e le previsioni fa sapere Roberto Santini, proprietario dello stabilimento Piero, «per luglio e agosto sono tornate ai livelli pre virus». Quella di ieri è stata veramente una giornata in cui sembrava che il virus non ci appartenesse più. Anzi. A Venezia ci sono attività con affissi i cartelli per offerte di lavoro. «Cercasi urgentemente cameriere». «Cercasi pizzaiolo, possibilmente con esperienza». Il ministro del Turismo Massimo Garavaglia ha parlato di paradosso, quello per cui «nel settore del turismo manca forza lavoro: bisogna cambiare una serie di regole che fanno sì che sia quasi meglio non andare a lavorare piuttosto che lavorare, in particolare per i giovani». Già se ne era parlato. Anche a Treviso: «Cerco pizzaiolo altrimenti chiudo». «Il vero ristoro - ha detto Garavaglia - è fatturare, gli operatori devono poter lavorare di nuovo con serenità». E i primi segnali positivi ci sono: gli italiani che hanno deciso di andare in vacanza e che hanno già prenotato sono il 10 per cento in più dell'anno scorso. Iniziano a tornare gli stranieri, tornano gli americani che sono quelli che spendono. Questi valgono un punto del Pil.
Non aver avuto gli stranieri l'anno scorso ci ha fatto perdere 27 miliardi di euro. Non solo mare, città, arte. Anche gli outlet. E i parchi giochi. Come a Novara, per Vicolungo The Style Outlet, 34mila metri quadri con i più famosi grandi marchi. Basta tute. Si torna vivere.
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