Il rapporto tra governo e Regioni si fa sempre più complicato. Lo scontro animato viene sempre più accentuato: con il passare dei giorni emergono le diverse posizioni tra lo Stato e i governatori. A dividere ulteriormente l'esecutivo e gli enti locali sono stati quei 21 parametri su cui vengono prese le decisioni sulla colorazione di ogni singolo territorio. I giallorossi sostengono che si tratta di una serie di criteri condivisa con le Regioni già da molti mesi. Ma è realmente così? Qual è il trattamento che i presidenti subiscono dal premier Giuseppe Conte? Per fare chiarezza abbiamo interpellato Marco Marsilio che, nell'intervista rilasciata in esclusiva a ilGiornale.it, ha illustrato ciò che avviene nei vari confronti con il governo.
Presidente Marsilio, in una recente intervista ha parlato di "metodo sovietico" da parte del governo. Cosa intende nello specifico?
"Intendo l'ossessione burocratica di voler pianificare sempre tutto, il velleitarismo di voler programmare il futuro senza curarsi dell'immediato, la distanza siderale tra una realtà che richiederebbe scelte mirate e al contempo tempestive e l'assemblearismo portato all'esasperazione. Una mentalità e un metodo fallimentari, come dimostra per l'appunto l'esperienza sovietica".
Ci può spiegare qual è il rapporto tra governo e Regioni, ovvero cosa avviene nel corso delle videoconferenze? E qual è l'atteggiamento dell'esecutivo nei confronti delle richieste avanzate dai governatori?
"Tra le Regioni c'è sempre stata una certa sintonia, trovandoci ad affrontare problemi comuni, e alle riunioni con il governo ci siamo sempre presentati offrendo proposte unitarie, ragionevoli e sensate. Riunioni estenuanti che a volte durano fino a tarda notte, salvo poi – quando finalmente riceviamo qualcosa di scritto, una bozza di decreto – prendere atto che il governo fa il contrario di quello che noi Regioni avevamo proposto e, per di più, veniamo chiamati a esprimere un parere in tempi strettissimi. In sintesi possiamo dire che veniamo consultati ma poco ascoltati".
In questi mesi immagino che non tutto sia filato liscio e che le divergenze siano emerse più di una volta. C'è mai stato un momento di altissima tensione con Conte? Se sì, cosa è accaduto?
"Altissima tensione non direi, parlerei piuttosto di un confronto difficile, spesso di linguaggi diversi tra chi vive la realtà dei territori e le sue reali esigenze e chi rivendica il centralismo delle scelte. Ho dovuto scrivere a Conte due volte per chiedere quei poteri che ci hanno permesso di snellire le procedure burocratiche per realizzare l'ospedale Covid di Pescara e il G8 de L'Aquila, strutture senza le quali oggi saremmo molto più in difficoltà di quanto siamo già. Poteri che poi ci sono stati sottratti e questo processo virtuoso e veloce è stato bloccato, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti".
Da qualche giorno anche l'Abruzzo è entrato tra le Regioni arancioni. Condivide questa scelta?
"Mi sembra che nella sostanza cambi poco. Ci si limita a penalizzare alcune categorie, penso agli imprenditori e agli addetti del settore della ristorazione – bar, ristoranti, pasticcerie – che dall'oggi al domani dovranno chiudere le loro attività. Forse sarebbe stato più opportuno sin dall'inizio introdurre dei paletti nazionali uniformi e omogenei, anziché tirar fuori i gessetti colorati".
Nei giorni scorsi sono state molte le accuse rivolte al governo giallorosso, che però si è sempre difeso sostenendo che i 21 parametri di modulazione delle misure sono state condivise e approvate dalle Regioni. È così?
"Le regioni hanno condiviso con il governo 21 parametri utili a monitorare la situazione. Solo successivamente il governo ha deciso di applicare quegli automatismi che all'atto pratico si sono dimostrati poco comprensibili. Come dimostra il caso dell'Alto Adige che in 48 ore passa dal giallo al rosso senza nemmeno il passaggio intermedio arancione".
Cosa ne pensa del timore che qualche sua collega possa comunicare dati parziali in modo da evitare zone più dure e avere così misure più morbide? Ha dei sospetti in merito?
"No e sarebbe troppo grave se qualcuno alterasse i dati. Piuttosto esiste una difficoltà reale da parte di molte Asl di trasmettere in maniera tempestiva e completa questa importante mole di dati perché comporta un grande lavoro che non è facile portare a termine in mezzo a un'emergenza".
Il suo obiettivo dichiarato è quello di creare il più possibile posti letto Covid, ma la delega del commissario Arcuri è arrivata solamente 30 giorni fa. Come mai, a suo giudizio, il governo non ha agito d'anticipo questa estate? Anche Conte è andato in vacanza pensando che la seconda ondata fosse facilmente gestibile?
"Il governo è in ritardo e il Commissario Arcuri ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo. Il governo avrebbe dovuto darci subito a maggio i soldi per operare, quando fece il decreto per l'emergenza, i soldi per operare, le terapie intensive erano vuote e negli ospedali si poteva lavorare con la necessaria calma agli ampliamenti. Noi siamo stati persino criticati dalla sinistra per aver realizzato in tempi record e con risparmio di denaro pubblico l'ospedale Covid a Pescara. Nel frattempo il governo sembrava interessarsi solo alle discoteche, ai banchi a rotelle per le scuole, peraltro arrivati a scuole ormai chiuse, e ai bonus per il monopattino".
Infine una domanda a nome dei cittadini abruzzesi, comprensibilmente preoccupati dal passaggio in zona arancione e dai numeri dei bollettini quotidiani: tra terapie intensive, focolai e nuove positività, qual è la reale situazione in Abruzzo?
"È una situazione difficile, uno scenario di allarme, non solo in Abruzzo, è un quadro di peggioramento tendenziale di tutta l'Italia che è stato registrato dal Ministero della Sanità e dall'Istituto Superiore di Sanità. L'attuale giunta ha ereditato una situazione disastrosa, fatta di tagli, servizi soppressi, carenze di personale e svuotamento dei presidi territoriali. L'Abruzzo è stata una delle primissime Regioni a vedersi approvato il piano di potenziamo senza osservazioni. Purtroppo la capacità di resistenza del nostro sistema sanitario trova dei limiti nel fatto che le opere che avevamo programmato e inserito nel piano non abbiamo potuto realizzarle per i motivi cui facevo riferimento prima e questo oggi si paga. Il nemico è tornato a bussare alle porte, mentre io da prima di Ferragosto avevo dichiarato che avremmo dovuto rimpiangere i mesi che ci hanno fatto perdere.
Noi ce la stiamo mettendo tutta, anche a costo di forzare le procedure, ma dobbiamo necessariamente auspicare che la crescita dei contagi rallenti e a tal proposito invito tutti ad attenersi al rispetto delle regole: i cittadini devono indossare le mascherine, adottare il distanziamento sociale, igienizzarsi di frequente le mani e limitare in ogni modo i contatti con persone non conviventi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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