Il governo prova a forzare la mano sullo stop a mascherine e green pass: dal primo aprile (il 31 marzo scade lo stato di emergenza) potrebbe cadere l'obbligo per i cittadini dell'uso della certificazione verde rafforzata (tre dosi o due più guarigione) e dell'uso della mascherina al chiuso. Sono le due novità che dovrebbero entrare nel decreto a cui lavora Palazzo Chigi. In Francia il governo elimina l'obbligo di mascherina, a parte mezzi di trasporto e ospedali, e la certificazione verde. L'Italia vorrebbe seguire il modello Macron. In Europa il vento soffia in questa direzione. Ma una ripresa, seppur minima dei contagi, suggerisce prudenza. E dunque si opterà per un addio graduale alle ultime restrizioni.
Lo schema prevede una doppia fase. La prima scatterà il primo aprile con lo stop all'obbligo del green pass rafforzato e base per i locali all'aperto. Mentre resterà l'obbligo della certificazione base nei locali all'interno di bar e ristoranti. La seconda fase dovrebbe scattare il 15 giugno, giorno in cui termina l'obbligo vaccinale per gli over 50. Anche per quanto riguarda l'obbligo vaccinale non ci dovrebbe essere alcuna proroga dopo il 15 giugno. Il fronte rigorista nel governo non vorrebbe far cadere l'obbligo del green pass base (per l'interno dei locali) prima del 15 giugno. L'altro fronte, quello aperturista, spinge per anticipare già al primo maggio la data dell'addio definitivo al green pass. Certificazione che dovrebbe essere confermata solo per concerti e stadi. In ogni caso si tratterà della certificazione base. Altro settore su cui dovrebbe essere confermato l'obbligo, almeno fino a fine anno, è quello del trasporto locale. La capienza di stadi e teatri sarà riportata, invece, al 100%.
Secondo capitolo: le mascherine. Tranne per la Campania, l'obbligo è già stato eliminato per i luoghi all'aperto. C'è uno spiraglio per far cadere già dal primo aprile l'obbligo anche al chiuso. Confermando l'obbligo della mascherina solo in luoghi chiusi affollati. Però su questo punto la posizione dell'esecutivo è meno morbida. E molto dipenderà dai dati delle ultime settimane. Il bollettino di ieri fa registrare 28.900 nuovi casi (domenica erano stati 48.886) e 129 i decessi (domenica 86). Sul fronte del sistema sanitario si registra un aumento delle degenze in ogni area. Sono +228 (domenica +6), per un totale di 8.468 ricoverati, i posti letto occupati nei reparti Covid ordinari. Sono +2 (domenica +3) i posti letto occupati in terapia intensiva: il totale dei malati più gravi è ora pari a 518, con 32 ingressi in rianimazione (domenica 41).
Non c'è alcuna spia di allarme. La situazione è ancoro sotto controllo. Anche se uno studio del matematico Giovanni Sebastiani dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo M.Picone, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) evidenzia una ripresa dei contagi in tutta Europa: in 11 Paesi si rileva già una crescita dell'incidenza e in 21 si prevede un aumento imminente. «L'incidenza è già in crescita in undici Stati, otto dei quali - prosegue lo studio - formano un cluster di Stati confinanti» che comprende anche l'Italia; si tratta di Austria, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia, Svizzera.
I dati indicano inoltre che «in altri 21 Stati la discesa dell'incidenza è in frenata ed è prevista la risalita durante questa settimana». La ripresa dei contagi c'è. Ma stavolta il governo vuole osare e ridare la libertà agli italiani.
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