
Giù la mascherina. Anzi su, molto su. I prezzi di quel banalissimo dispositivo medico diventato nel giro di una decina di giorni un desideratissimo salvavita, sono cresciuti in modo esponenziale, secondo una spietata legge di mercato che però, quando si parla di salute, puzza di odiosa speculazione. Ieri i finanzieri del comando Provinciale di Milano hanno sequestrato centinaia di mascherine e prodotti disinfettanti posti in vendita online da nove aziende italiane e straniere a prezzi dal 100 al 400 per cento rispetto al normale, con «manovre speculative su merci». I finanzieri hanno anche sorpreso tre extracomunitari che, all'uscita delle fermate Crescenzago e Corvetto della metropolitana, vendevano mascherine protettive prive di marchio CE.
Il fatto è che le mascherine stanno finendo quasi ovunque. Anche perché nei primi giorni ne hanno fatto incetta persone che non avevano alcun bisogno, che non erano state nelle aree focolaio, che non avevano sintomi, che non erano state a contatto con persone contagiate. E ora invece chi si trova in prima linea, i medici e gli infermieri che stanno lavorando nei reparti ospedalieri a stretto contatto con persone positive al Covid-19, rischiano di non averne più. Ieri anche l'Oms, l'organizzazione mondiale della sanità, ha lanciato l'allarme. «Non possiamo fermare il virus - ha fatto notare il direttore generale Tedros Adhanim Ghebreyesus - senza proteggere gli operatori sanitari. Siamo preoccupati per il fatto che la capacità dei Paesi di rispondere venga compromessa dalla grave e crescente interruzione della fornitura globale di dispositivi di protezione individuale, causata dall'aumento della domanda, dall'accaparramento e dall'abuso». In Italia peraltro la situazione è peggiorata dal fatto che, come abbiamo raccontato alcuni giorni fa, prima che l'emergenza scoppiasse anche da noi avevamo inviato tonnellate di questi dispositivi medici in Cina. Una generosità che ora ci si ritorce contro e che spinge a comprendere il presidente francese Emmanuel Macron, che ieri ha annunciato su Twitter la «nazionalizzazione» delle mascherine: «Requisiremo tutte le scorte e la produzione di maschere protettive e le distribuiremo ai professionisti della salute e ai francesi colpiti dal coronavirus».
E se Maometto non va alla montagna, che si fa? Si abbassa la montagna. Il governo ieri, non potendo fare la moltiplicazione della mascherine e dei pesci, si è trovati costretto a dare il via libera anche alle mascherine chirurgiche, quelle che inizialmente erano state considerate inadeguate a proteggere dal contagio, le cosiddette FFP1 (ove FF sta per facciale filtrante), altrimenti dette «quattro strati». Non solo: si legge nel decreto che «sono utilizzabili anche mascherine prive del marchio Ce previa valutazione dell'istituto Superiore di Sanità». Un abbassamento notevole degli standard. Del resto la situazione è quella descritta all'AdnKronos Salute da Irven Mussi, medico di famiglia milanese: «Ci sentiamo presi in giro. Ieri ci è arrivato l'invito dell'Ats ad andare a ritirare i dispositivi di protezione.
Sa cosa ci offrono? Un camice monouso, 10 mascherine chirurgiche e 10 paia di guanti monouso a testa, per chi non ce li ha. Nella migliore delle ipotesi questa dotazione ci basterà per 2 giorni di visite. Sempre se non abbiamo un soggetto a rischio».
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