Il maschilista che piace alle donne

Il tycoon ha vinto anche perché non ha nascosto il suo lato "macho"

Il maschilista che piace alle donne

«Sognate in grande, perché ciò che sognate è ciò che farete». È una delle fra1i che si leggono nei libri motivazionali di Donald Trump e ascoltate dai partecipanti all'evento di coaching iniziato nel 2004 The Learning Annex Wealth Expo, in cerca dell'ispirazione per cambiare in meglio le proprie vite: da subito 31.500 presenze a New York, 70.000 a San Francisco e 62.500 a Los Angeles, per riportare qualche numero. In totale milioni di persone. Tutti fessi? Tutti soggiogati da un abile e «rozzo» oratore? C'è ovviamente un Donald Trump che non conosciamo. Ed è il Trump che ha vinto a pieni voti la presidenza degli Stati Uniti d'America, in una società globale dove se proteggi il tuo paese contro il prolasso dell'immigrazione, vieni fatto a pezzi da chi non sa mettere argini per distinguere il buono dal cattivo - anche se ritenuto svantaggiato - e risolvere così un problema concreto di sicurezza; o dove se affermi che «se sei vip alle donne puoi fare tutto» , senza ammettere che ci sono donne e donne e che quindi è anche un po' vero, allora sei maschilista. E proprio sul maschilismo si è giocata gran parte della campagna elettorale contro l'attuale Presidente degli Stati Uniti d'America. Che però, nella sua attività di imprenditore, ha anche affidato ruoli di grande responsabilità, in settori prettamente maschili, proprio alle donne. Al di là della linea politica e dei contenuti, il sorpasso di Donal Trump su Hillary, la donna che le femministe sognavano alla presidenza degli Stati Uniti per coronare le battaglie sui diritti, forse dimostra come, per vincere, sia indispensabile accogliere ogni genere in una persona sola (di qualsiasi sesso essa sia). Allora la vera novità si trova nella capacità innata o costruita - poco importa - di Trump, di assumere in sé le caratteristiche del maschio e della femmina: Anima (femminile) e Animus (maschile), per dirla con Jung. Senza scissioni. È così che Trump ha saputo convincere anche le donne a votare per lui, nonostante le accuse di sessismo e maschilismo avanzate anche dal New York Times, con una corposa inchiesta. Hillary in campagna elettorale ha agito utilizzando codici maschili e reprimendo la sua femminilità. Che non è solo un comportamento o un modo di vestire. È anche un fatto biologico. Non è vero che è piaciuta a tutte le donne. Il suo perdono a Bill Clinton, per esempio, non è stato percepito come un atto d'amore vero, ma come una scelta opportunistica per raggiungere un potere fine a se stesso. E, a differenza di Trump che ha ammesso i suoi errori, lei di fronte alle diverse accuse che le sono state mosse ha negato le sue responsabilità. Perfino l'evidenza non le ha fatto abbassare la maschera della donna senza emozioni e tutta d'un pezzo. Troppo fredda. Troppo calcolatrice. Troppo maschia. Solo Animus senz'Anima. Dunque percepita come finta. Si è mascolinizzata. Come quelle femministe convinte che per raggiungere ruoli fino a quel momento maschili, occorra celare la propria identità fino a negare la biologia. Trump, al contrario, è rimasto maschio (anche nella peggiore accezione del termine), ma senza negare l'Anima junghiana. Non si è, per contrapposizione, femminilizzato. No. Ma ha parlato e agito con la pancia - come si suol dire delle donne -, toccando le corde profonde dell'animo dei suoi elettori. Da bravo motivatore li ha, appunto, motivati. Già nel suo libro del 2007 Pensa in grande e manda tutti al diavolo, afferma che «abbiamo degli istinti naturali che ci hanno insegnato a non ascoltare. È un errore. Non sono soddisfatto, se alle ragioni logiche non si accompagna l'istinto». E l'istinto da che mondo è mondo è femmina. Ma le donne, Hillary in testa, per raggiungere e poi proteggere le pari opportunità negate nei secoli, lo hanno messo a tacere, incapaci ormai di lottare senza negare se stesse.

Nel bene e nel male si è dimostrato umano, dunque imperfetto. Ma determinato. E ha vinto. E non ha vinto perché lui, come il resto del mondo è maschilista e non tollera una donna nella stanza dei bottoni tra le più importanti del pianeta. Donne che hanno guidato i popoli verso il rinnovamento ce ne sono.

Ha vinto perché ha saputo trovare il modo giusto per fare comprendere le sue ragioni politiche. E forse aprendo la via a un nuovo traguardo dove la donna, pur rimanendo femmina, ha per davvero le stesse opportunità dell'uomo di sognare in grande e rendere quel sogno realtà.

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