Qualcosa si muove. L'inchiesta del Giornale, gli articoli, critici se non feroci, della stampa locale, le interrogazioni parlamentari, le richieste di chiarezza in città. Ora si cambia passo. O almeno ci si prova, per non bruciare l'appuntamento che taglia in due il calendario: quello con Matera capitale della cultura, atteso per il 2019.
La prima mossa riguarda dunque il direttore della Fondazione Matera 2019 Paolo Verri: il manager era stato attaccato per il suo doppio incarico. Timoniere della kermesse attesa fra due anni, ma in contemporanea anche commissario a Bari dell'agenzia Pugliapromozione. Facile prendersela con lui per tutto quello che non andava, per i ritardi e le incomprensioni. D'altra parte, molte persone trovavano surreale, per non dire peggio, lo sdoppiamento di ruoli fra Puglia e Basilicata.
Anche perché i preparativi sono faticosi, i progetti stentano a decollare, la trasparenza è a giudizio di molti osservatori solo uno slogan, soprattutto Matera riceverà la corona in un momento di crisi: la biblioteca è agonizzante, lo storico teatro Duni è chiuso, tante istituzioni sono in difficoltà, bar e focaccerie sfrattano librerie e edicole.
Verri ha resistito per qualche giorno, poi ha capitolato. «Puglia e Basilicata - è stata la sua difesa - sono assolutamente complementari su turismo e talenti e strategie. Non è che se lavori per la Puglia rubi turismo alla Basilicata o viceversa». E invece alla fine ha dovuto annunciare il suo addio a Bari che dovrebbe essere formalizzato a fine marzo.
Il direttore si concentrerà solo su Matera e dovrà fronteggiare il crescente scetticismo: tanti pensano ormai, a torto o a ragione, che sia ormai tardi per colmare i ritardi e soprattutto per calamitare risorse ed energie fra i Sassi. Bisogna spingere sull'acceleratore per scongiurare il rischio denunciato sul Giornale da uno storico progressista come Giovanni Caserta: «Finora Matera 2019 non ha graffiato. E non ha coinvolto la città».
Pasquale Di Lorenzo, fondatore del Movimento Matera si muove, uno dei registi della destra in città, sposa dall'altra parte dell'emiciclo le considerazioni di Caserta. «Altro che capitale europea. Siamo in declino. Ma almeno proviamo a darci degli obiettivi minimi per il 2019. Per questo il divorzio di Verri da Bari è un segnale di attenzione e rispetto per la gente, anche se la strada da percorrere è ancora lunga. Più in generale la Fondazione ha deciso di rendere più leggibili le scelte e i criteri seguiti sin qui, per esempio nella nomina, assai controversa, dei due manager posti alla guida degli eventi per il 2019.
Speriamo di avere al più presto anche i bilanci, fin qui mai letti». Si aspetta soprattutto una zampata: il 2019 non può essere solo un logo o una suggestione. Ma dovrebbe essere la consacrazione definitiva di un patrimonio unico al mondo.
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