Ma insomma, dice Sergio Mattarella, servirebbe proprio una forte dose di «serenità» per completare senza strappi e «con ampia convergenza» le nomine ai vertici della Ue e organizzare così «un'efficace risposta europea all'aggressività crescente russa». Invece ancora si litiga. Lui intanto si porta avanti con il lavoro, in viaggio tra Chisinau e Bucarest, per puntellare il fronte est evitando che presto finisca nel gorgo del Cremlino. La Moldavia da far entrare nell'Unione, la Romania da integrare meglio, l'Ucraina da sostenere con soldi e armi perché in ballo ci sono «il diritto internazionale e la sicurezza e la libertà del continente, con i suoi valori democratici», sperando di avere presto un vero esercito comune.
Questa la missione orientale del capo dello Stato, quasi da super ministro degli Esteri, mentre a Bruxelles la trattativa per le cariche entra nel vivo.
E le botte alla Camera, presidente? Ci faranno perdere punti nella corsa? A Sergio Mattarella, sconfortato, scappa una smorfia, una piccola piega della bocca. «Una scena indecorosa», la definisce, però, aggiunge subito, «non confondiamo, non credo che abbia alcun rilievo o influenza, la tradizione parlamentare italiana è talmente nobile che questo non può essere considerato un episodio di rilievo». Certo, è pessimo dal punto di vista dell'immagine, «tuttavia tutti l'hanno condannato e la reazione spero faccia capire che non sono comportamenti adeguati». Quindi andiamo avanti, anche perché ora è in corso un duro negoziato per le presidenze Ue. Magari non faranno a pugni, ma lo scontro è comunque pesante. «Mi auguro che la soluzione per i vertici garantisca serenità nei rapporti nell'Unione». Dunque «non fratture» e nemmeno «conflittualità» che renderebbero «difficile affrontare i rilevanti problemi» di fronte all'Europa. Certe «scelte», sostiene il capo dello Stato, vanno infatti prese «con una convergenza ampia», e chissà se pensa ai rapporti da calibrare tra la maggioranza Ursula e i conservatori di Giorgia Meloni.
A Bucarest, dopo i colloqui a Palazzo Cotroceni con il presidente Klaus Iohannis, Mattarella spiega che il primo punto nell'agenda Ue deve essere la sicurezza. «Auspichiamo che i Paesi candidati entrino presto nell'Unione. E, come appartenenti alla Nato, riteniamo che la Ue debba dotarsi di una difesa comune, per rafforzare il pilastro dell'Alleanza Atlantica e dare una risposta deterrente a Mosca». Certo, come ha detto pure a Chisinau, occorrono «urgenti» riforme per sveltire «processi decisionali lenti» e non farsi travolgere dai problemi. Dal clima alla salute, dall'economia al lavoro, fino appunto a una forza militare. Altrimenti resteremo fuori dai grandi giochi.
Ce la farà l'Europa a cambiare passo? C'è il clima politico giusto?
Il capo dello Stato non sembra preoccupato dall'avanzata registrata ovunque dalla destra. «Non commento i risultati elettorali, perché il mio ruolo è di assoluta imparzialità tra le forze politiche, ma anche perché la coscienza democratica impone di rispettare sempre il voto dei cittadini». La cosa importante, dal punto di vista del Quirinale, è un'altra. E cioè che «si ricordi che vi è un carattere irrinunciabile dell'Unione, nata da un patto di pace e democrazia, e che di conseguenza a questa scelta ha posto fine a secoli di rivalità e di conflitti».
Proprio adesso che la guerra torna alle porte dell'Europa - e la responsabilità del Cremlino è chiarissima - bisogna insistere «sui nostri valori, lo stato di diritto, il rispetto della persona, la coesione sociale». Più Ue, più cessioni di sovranità, meno nazionalismi. E più velocità, perché il lavoro da fare è tanto e non si può sempre mediare tra 27 posizioni diverse.
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