Mattarella e il cardinale Zuppi a Camaldoli. L'incontro per preparare la pace in Europa

Dopo Kiev, Mosca e Usa, il presidente della Cei si prepara al viaggio in Cina

Mattarella e il cardinale Zuppi a Camaldoli. L'incontro per preparare la pace in Europa
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Camaldoli (Arezzo) La via della pace per l'Ucraina passa da Camaldoli, dall'Eremo dei monaci benedettini fondato mille anni fa da San Romualdo in provincia di Arezzo. Il primo appuntamento pubblico dell'inviato del Papa per la pace, il cardinale Matteo Maria Zuppi, di rientro dalla missione a Washington, è stato il convegno «Il Codice di Camaldoli» alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella. Politica e Chiesa, Vaticano e Quirinale si incontrano. Due uomini fortemente impegnati per un solo obiettivo: tessere le fila della pace. Zuppi è di ritorno dalla sua terza missione, negli Stati Uniti, dopo Kiev e Mosca. E nel suo intervento a Camaldoli utilizza 15 volte la parola pace. Mattarella, seduto in prima fila nella sala del Landino, ascolta, attento, il discorso del presidente della Cei.

«Dobbiamo constatare che la pace non è mai un bene perpetuo neanche in Europa. Questa consapevolezza dovrebbe muoverci a responsabilità e decisioni!», sottolinea Zuppi, ricordando la nascita del «Codice di Camaldoli» (uno dei documenti più significativi del cattolicesimo italiano del Novecento) nel luglio 1943, «uno dei momenti più bui della lunga notte della guerra». «Anche allora c'era un Papa che - come oggi Francesco - parlava senza sosta di pace: Pio XII. Perché la posizione dei Papi del Novecento - tutti - è farsi carico del dolore della guerra, cercando in tutti i modi vie di pace, curando le ferite dell'umanità e favorendo la soluzione dei problemi», prosegue Zuppi. Gli applausi, il «grazie» dell'arcivescovo di Arezzo, monsignor Andrea Migliavacca, per il suo «spendersi per la pace». E poi la stretta di mano del presidente Mattarella che al termine della sua prolusione va a ringraziarlo. Non è escluso che i due, prima di presentarsi nella sala, abbiamo dialogato degli sforzi di pace che, sia l'Italia che il Vaticano che la Chiesa italiana, stanno compiendo per il martoriato popolo ucraino.

Ed è proprio l'arcivescovo Zuppi l'inviato speciale che Papa Francesco ha nominato per tentare tutte le possibili vie per la pace. Dopo Kiev, Mosca e Washington già si guarda alla prossima tappa, la Cina. Non è ancora chiara né la data della missione, né l'agenda dell'inviato papale. Ma il governo cinese avrebbe già dato disponibilità. Il focus dei colloqui riguarderebbe ancora una volta le questioni umanitarie, in particolare la situazione dei bambini deportati dall'Ucraina in Russia.

Nel suo intervento a Camaldoli, Zuppi ha ricordato come «Pio XII credeva nella pace e si pose con forza il problema del «dopo»: ricostruire la società e l'ordine internazionale. La guerra, infatti, opera sempre distruzioni profonde, non solo materiali ma morali, azzerando ogni patrimonio di relazioni stabili, di regole condivise, di fiducia reciproca. Papa Francesco - conclude Zuppi - mentre chiede la pace presto, opera per preparare un «dopo» senza la guerra.

Se vuoi la pace prepara la pace». E cita Manzoni. «Francesco insiste sulla pace anche quando sembra difficile». «L'insistenza sugli obiettivi massimi sfida il senso comune che, insegna Manzoni, resta nemico del buon senso».

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