Mattarella e i numeri. Premier sovranista? Dal Colle nessun veto ma paletti su Europa e politica estera

Una donna? Una sovranista? Un governo di destra-centro? E che sarà mai, il Paese è solido, la democrazia matura e in otto anni Sergio Mattarella sul Colle ne ha visti e battezzati di tutti i colori

Mattarella e i numeri. Premier sovranista? Dal Colle nessun veto ma paletti su Europa e politica estera

Una donna? Una sovranista? Un governo di destra-centro? E che sarà mai, il Paese è solido, la democrazia matura e in otto anni Sergio Mattarella sul Colle ne ha visti e battezzati di tutti i colori: gialloverdi, giallorossi, variopinti come l'attuale di larghe intese. Il Quirinale dunque non farà favori né alzerà ostacoli. Ma, dicono, «c'è tempo», mancano almeno tre settimane prima dell'inizio delle consultazioni, previste per il 17 ottobre, e nel frattempo il presidente vuole, deve, rimanere in silenzio. «Parlano i numeri».

Numeri chiari, che certificano almeno sulla carta l'esistenza di una delle condizioni necessarie perché il capo dello Stato possa conferire l'incarico a Giorgia Meloni, e cioè una maggioranza solida e coesa in entrambi i rami del Parlamento, capace di durare il più a lungo possibile. Dal punto di vista matematico ci siamo, da quello politico si vedrà: per il Quirinale farà testo quanto diranno le delegazioni dei partiti che verranno ricevute nello Studio alla Vetrata. Adesso intanto comincia la lunga serie di adempimenti istituzionali, dalla proclamazione degli eletti alla formazione dei gruppi all'elezione dei presidenti di Camera e Senato. Da qui a metà ottobre si capirà l'effettiva compattezza del centrodestra, se ci saranno sgambetti, contrasti o se tutto filerà liscio.

La seconda condizione riguarda il programma. Non certo i singoli provvedimenti o le impostazioni politiche della futura premier, ma le grandi scelte che coinvolgono il sistema-Paese. La collocazione occidentale dell'Italia, l'appoggio all'Ucraina contro la Russia, l'ancoraggio europeo, il Pnrr, il rispetto dei valori sanciti dalla Costituzione, sono tutti argomenti che per il Colle non sono negoziabili. Del resto proprio in queste settimane di settembre sia Mattarella che Draghi hanno più volte parlato della necessità di rispettare le alleanze e di proseguire negli impegni internazionali sottoscritti, impegnando così pure il governo che verrà. La parola d'ordine è continuità. E se sulla posizione di Salvini riguardo a Mosca restano dei dubbi, al Quirinale non è sfuggito l'atlantismo di Fdi. Più scivoloso forse il capitolo dei rapporti con la Ue, dell'amicizia con Orban e Vox e della riscrittura parziale del piano di ripresa concordato con Bruxelles. Ci sarà modo per approfondire.

Terzo punto, le donne e gli uomini che dovranno applicare il programma. «Il presidente della Repubblica - si legge sulla Carta - nomina il presidente del Consiglio e, su proposta di questo, i ministri». Un potere di controllo al quale Mattarella non ha alcuna intenzione di rinunciare: basta ricordare il no nel 2018 a Paolo Savona, indicato da M5S e Lega per il Tesoro, giudicato però troppo anti europeista dal capo dello Stato e quindi cassato. E l'Economia, insieme agli Esteri, gli Interni e la Difesa, sono da sempre i dicasteri considerati di garanzia e quindi più sotto l'occhio quirinalizio.

Quattro crisi, cinque governi. Ora il sesto. Il presidente è rigido su alcuni principi fondamentali tuttavia evita il protagonismo e gli sconfinamenti di ruolo, quindi non si metterà di traverso se una maggioranza robusta indicherà Giorgia Meloni.

Anzi, cercherà di sbrigarsi, accelerando al massimo le procedure perché i problemi del Paese sono tanti e non aspettano: guerra, energia, bollette, lavoro e una legge Finanziaria che incombe. Le consultazioni dovrebbero durare una settimana. Entro ottobre forse la consegna della campanella. Da Super Mario a Giorgia.

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