Mattarella da Lula anche con Enel. Un cambio di passo per un Paese che inizia a fare gioco di squadra

La svolta italiana passa dall'alleanza tra istituzioni e grandi aziende: gli altri Stati lo fanno da sempre

Mattarella da Lula anche con Enel. Un cambio di passo per un Paese che inizia a fare  gioco di squadra
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La recente visita di Stato in Brasile del presidente Sergio Mattarella ha confermato un segnale importante di come stia evolvendo la visione del posizionamento geopolitico dell'Italia nello scacchiere internazionale. Un cambio di passo già avviato con il G7 di Borgo Egnazia e con il lancio del Piano Mattei, che hanno mostrato come il Paese ambisca ad avere un ruolo di protagonista nello scenario globale, e di farlo anche attraverso un'alleanza tra le istituzioni e le grandi aziende, che ne sono la spina dorsale. L'intuizione è di un Paese che si muove finalmente come corpo unico, facendo sistema per promuovere efficacemente i propri interessi economici e culturali. Cosa che i nostri partner europei - a cominciare da Francia, Germania e Spagna - lo fanno da sempre ed è considerata cosa scontata, di là del colore politico dei governi.

Il fatto che Mattarella sia volato in Brasile accompagnato da una delegazione del gruppo Enel guidata dall'amministratore delegato Flavio Cattaneo, ne è una ulteriore prova. Peraltro, la visita è andata oltre il pur doveroso rituale istituzionale (quest'anno il Brasile presiede il G20) perché ha permesso di rafforzare concretamente i rapporti tra l'Italia e un membro di peso dei Brics, il quale finalmente sta uscendo dall'isolamento geopolitico degli anni della presidenza Bolsonaro.

Per comprendere questo cambio di passo nella strategia italiana, è essenziale tornare a Borgo Egnazia dove, nell'ambito del G7 a guida italiana, si sono svolti incontri riservati tra i vertici del colosso italiano dell'energia e il presidente Lula alla presenza della premier Giorgia Meloni, grazie alla quale sono stati ricuciti rapporti storici e di alto valore strategico. La partita non era semplice: in gioco per Enel c'era il recupero di una situazione compromessa negli anni passati riguardante importanti concessioni nel paese sudamericano che rischiavano di finire a qualche concorrente non italiano.

La missione presidenziale in Brasile ha quindi suggellato la ritrovata sintonia tra Enel e il governo di quel Paese, costruita dall'azienda nei mesi passati e confermata durante il G7. La calorosa accoglienza che Lula ha riservato alla delegazione italiana e le sue dichiarazioni favorevoli nei confronti del gruppo elettrico, sono la prova che quando l'Italia fa squadra i risultati arrivano.

Sicchè oggi il gruppo italiano può tranquillamente programmare i circa 3,7 miliardi di dollari previsti dal piano strategico varato dal team di Cattaneo, con un incremento del 45% rispetto ai 2,5 miliardi previsti nel precedente triennio: l'aumento riguarderà in particolare gli investimenti sulle reti, fondamentali per la transizione green.

In un quadro internazionale che si è fatto multipolare e conflittuale, rinsaldare i rapporti con il Brasile, anche attraverso la politica industriale di una grande utility, è di importanza chiave per l'Italia, che può così ritagliarsi un ruolo di ponte tra l'Occidente e i Paesi Brics, i quali negli ultimi anni hanno subito una pericolosa influenza da parte del polo asiatico guidato da Cina e Russia.

«Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Con queste parole il Tancredi del Gattopardo suggeriva la strategia migliore per mantenere privilegi feudali in un clima profondamente mutato. Cambiare tutto, per non cambiare nulla. Un motto preso finora troppo sul serio nel nostro Paese dove i rivolgimenti della politica, anche convulsi, spesso non hanno portato mutamenti concreti nella vita della collettività.

Il Piano Mattei, l'ultimo G7 e la nuova postura internazionale dell'Italia dimostrano invece che vale la pena stravolgere l'invito del nipote del principe di Salina per affermare che occorre cambiare tutto affinché tutto cambi.

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