Se abbiamo due Papi, possiamo pure permetterci due quasi-governi. Quello tecnico dell'economista con lo zainetto, Carlo Cottarelli, sarebbe pure pronto, però è in modalità stand-by. Quello politico del ripescato professor curriculum, Giuseppe Conte, invece è ancora impantanato nel caso Savona. Ne basterebbe uno solo, ma per ora non ce n'è nessuno, così Sergio Mattarella decide di tenere un'altra notte «Mani di forbice» nel freezer aspettando di vedere se per caso Lega e M5s trovano un accordo in extremis. In effetti in serata c'è un sussulto. «Spostarlo dall'Economia? Ne parlerò con Di Maio, vedremo», dice Salvini. E il Colle: «Nessun problema sulla lista di Cottarelli, ma meglio non forzare i tempi». Intanto dal 4 marzo sono passati 87 giorni, due mandati esplorativi e un incarico fallito.
Dunque, abbiamo due torte in cottura nel forno del Quirinale, ma entrambe rischiano di bruciarsi. Due trattative parallele, due schemi diversi, opposti, che si intersecano in una giornata fatta di trattative febbrili e proposte fuori tempo massimo. Cottarelli sale al Colle due volte, sempre per «colloqui informali»: la squadra è fatta da martedì, ora si lavora sulla rete di protezione, un difficile castello di non sfiducie e astensioni che permettano al capo dello Stato di non sciogliere subito le Camere e all'economista di reggere fino a ottobre, partecipando da premier nella pienezza delle funzioni ai vertici Nato, Ue e G7 e poi preparare una manovrina autunnale. Lo scopo è evitare tempeste finanziare e le elezioni in estate. I partiti, Lega compresa che teme l'astensione massiccia al Nord se si vota ad agosto, sono quasi tutti d'accordo. «Cottarelli sta tentando di fare il governo. Se i voti non ce li ha, dovremo studiare un percorso ordinato verso elezioni il prima possibile», rivela Giancarlo Giorgetti. Ma i grillini non ci stanno. «Piuttosto andiamo a votare subito».
Poi c'è l'altra partita, che si accende e si rispegne a intermittenza, con Luigi Di Maio molto attivo e molto in difficoltà che, solo due giorni dopo averne chiesto l'impeachment, si presenta nel pomeriggio a capo chino dall'ex «golpista» Mattarella per chiedere scusa e cercare una sponda. E la ottiene. L'incontro è «piuttosto freddo» ma il capo dello Stato «non vuole lasciare nulla di intentato» e così, quando Di Maio rilancia l'idea di tenere Paolo Savona al governo ma in un altro ministero, incontra il placet del presidente. «Troviamo una persona della stessa caratura dell'eccellente professore - la butta lì il leader M5s - con lui che resta nella squadra in un'altra posizione». La proposta infatti, «è valutata con grande attenzione» dal capo dello Stato.
Il problema è la Lega. Per tutto il giorno Matteo Salvini tiene il punto: «C'è quel programma e quella squadra. Se mi tirano via anche un solo uomo, il governo non ha senso che esista». Pacchetto completo, prendere o lasciare. Poi attacca ancora Mattarella: «Domenica chiederemo l'elezione diretta del presidente della Repubblica. Fa quello che vuole lo stesso e allora tanto vale che lo scelgano i cittadini».
In serata però, anche dopo un serrato confronto con i suoi colonnelli, aggiusta un po' il tiro. «Abbiamo proposto il professor Savona perché era il migliore per fare il ministro dell'Economia. Se Di Maio ha cambiato posizione ne parlerò con lui». Non una vera apertura, ma insomma, forse ci sono le basi per sbloccare il negoziato.
Ma non ora, deve passare la notte. Il tutto dando per scontato che il diretto interessato, cioè Savona, sia disponibile a farsi «retrocedere» senza battere ciglio. Un'ipotesi su cui chi lo conosce bene nutre più di un dubbio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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