Mattarella ricuce con la Cina. "No a blocchi contrapposti"

Il capo dello Stato incontra Xi Jinping che lo elogia: "Il mio buon amico". Firmati dieci accordi economici

Mattarella ricuce con la Cina. "No a blocchi contrapposti"
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Bande, tappeti preziosi. «Il mio vecchio amico Mattarella», dice a un certo punto Xi, con ampi cenni delle mani. E così, dopo un quarto d'ora di cordialità varie, il «vecchio amico» arriva al sodo: la Cina, che è «un protagonista fondamentale» in diversi settori, faccia qualcosa pure per la pace. Una trattativa, una proposta, una pressione su Mosca e magari anche su Teheran. «Il mondo di oggi è attraversato da grandi cambiamenti. Intensi, profondi, veloci. Per affrontarli, servirebbe un clima di concordia. Per evitare di tornare alla logica dei blocchi contrapposti, bisogna preservare un'interlocuzione costruttiva». Sul merito Xi Jinping si dichiara d'accordo. Sulla sostanza nessun impegno preciso, solo una vaga disponibilità. «È vero, siamo di fronte a trasformazioni mai viste da un secolo. I nostri due Paesi, esempi di cultura e tolleranza, dovrebbero lavorare insieme per risolvere le divergenze con il dialogo e i conflitti con la convivenza armoniosa». Parecchio di più Xi invece concede sui rapporti commerciali. «Italia e Cina sono grandi civiltà. Questa visita è l'occasione per infondere maggiore e più dinamica energia alle relazioni bilaterali». Segue la firma di dieci accordi economici e culturali: lo strappo, dopo l'uscita di Roma dalla Via della Seta, è rimarginato. Al punto che, a sorpresa, apre persino sui dazi. La Cina oggi esporta in Italia per 50 miliardi, importa per 19: per le nostre imprese è una buona notizia. «Ho detto al ministro degli Esteri cinese che occorre un'intesa di reciprocità per le auto», dice Antonio Tajani.

Dunque clima ottimo nel palazzo dell'Assemblea del popolo, il colloquio tra i due presidenti e definito molto «affabile» e «concreto». Certo, sul campo geopolitico e delle guerre i risultati si vedranno nel tempo. Il capo dello Stato riafferma intanto la linea sul multilateralismo. «Gli italiani, fondatori dell'Ue, sostengono l'importanza dei fenomeni aggregativi tra Paesi che condividono interessi e sensibilità». Democrazia e diritti ci dividono, ma si sapeva. Stiamo nella Ue e nella Nato, però questo non significa chiudersi. «Non siamo contrapposti, anzi bisogna sempre mantenere un'interlocuzione con altri, per quanto lontani o diversi, senza alzare ingiustificati steccati». In filigrana si legge la preoccupazione per il nuovo ordine mondiale, alternativo all'Occidente, evocato da Putin nel recente vertice dei Brics. Evitiamo perciò una nuova guerra fredda tra «blocchi», insiste Mattarella, diamoci «regole certe e condivise». Si chiama appunto «multilateralismo».

Sul campo commerciale l'aria è senza dubbio più distesa. Xi si dice entusiasta dell'arrivo del presidente italiano, rivelando un'imprevista corrente di simpatia personale, al di là delle posizioni. «Dopo sette anni, lei è il benvenuto a compiere un altro viaggio di Stato qui, come vecchio amico del popolo cinese». Non solo. «Anche un mio buon amico - ripete - Negli ultimi anni ci siamo scambiati con successo visite e abbiamo mantenuto una stretta comunicazione tramite telefonate e lettere». Nel 2019 visitò la Sicilia. Mattarella lo ringrazia «per la puntata sulla mia isola».

Insomma il filo che parte da Marco Polo non si è spezzato nemmeno dopo la disdetta del memorandum della Via della Seta, firmato, unico Paese del G7, dal governo Conte. «Oggi - dice ancora il numero uno di Pechino - ogni scambio può approfondire l'amicizia e rafforzare la fiducia reciproca». Mattarella concorda. «Il rapporto tra Italia e Cina, intenso, importante, nasce da lontano». La chiave del riavvicinamento sta nella «diplomazia culturale».

Mostre, iniziative, il lavoro degli istituti, fino al concerto serale su Puccini. «Dispiegare pienamente il potenziale dei rispettivi patrimoni artistici e delle industrie creative - spiega Mattarella - contribuisce a rendere più solida la crescita economica».

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