«Quest'anno c'è la maturità, non si scherza!». Ansia, brividi, notti insonni, brutti pensieri, panico. Alzi la mano chi almeno una volta nella vita non ha provato almeno una di queste emozioni al sentire i professori scandire questo mantra minaccioso recitato con continuità da settembre in poi. Così era, per tutti. Dagli scansafatiche ai secchioni. Non si scappava. Era. Perché adesso l'esame di maturità altro non è una banalissima formalità. Il 99,9% degli studenti italiani ammesso all'esame di Stato ha infatti superato la prova. Altro che paturnie: una passeggiata di salute. I dati forniti dal ministero dell'Istruzione parlano chiaro. E nulla è cambiato con il ritorno dell'esame in presenza dopo le restrizioni dovute al Covid negli ultimi due anni. Ma c'è un altro dato che fa riflettere: al Sud i voti e in particolare i 100 e i 100 e lode sono molto più numerosi rispetto che al Nord.
Se si considera che, già prima della prova, ben il 96,2% dei candidati scrutinati era stato ammesso all'esame, il 99,9 di diplomati certifica che il tanto temuto ultimo anno con il tremendo esame che fu adesso è poco più che un atto di presenza puro e semplice per tutti quanti. Anche perché quest'anno le prove erano complete, in presenza sia per gli scritti che per gli orali. Eppure i promossi sono gli stessi dello scorso anno quando gli esami si tennero a distanza. Aumentano anche i diplomati con lode: sono il 3,4% rispetto al 3% di un anno fa, mentre calano gli studenti che hanno ottenuto il 100 tondo: il 9,4% rispetto al 13,5% dell'anno scorso. La maggioranza assoluta degli studenti, il 51,2% tra studentesse e studenti, si colloca nella fascia di valutazione tra il 60 e l'80. Calano invece i 60, quelli che una volta venivano ribattezzati «promossi con un calcio nel sedere», che passano dal 4,8% al 4,1%. Una volta ammessi, quindi, si arriva al traguardo. A far riflettere sono altri numeri.
Perché tra i 16.510 studenti che in totale hanno raggiunto il 100 e lode, le percentuali sono completamente differenti tra Nord e Sud. La manica più larga in percentuale si registra in Calabria con il 6,6% dei promossi con lode. Seguono Puglia col 6,3%, Umbria (5%) e Sicilia (4,8%). Nulla a che vedere con il Nord: solo l'1,5% nella rigidissima Lombardia, il 2,1% in Piemonte e il 2% in Veneto. Anche alle scuole medie, i numeri del ministero sembrano incoraggianti: il tasso di ammissione all'esame finale è stato del 98,5% anche in questo caso il 99,9% delle ragazze e dei ragazzi ammessi ha superato la prova. In due regioni, Molise e Basilicata, registrato il 100% di promossi. E anche per i più piccoli, voti più alti assegnati al Sud in Puglia, Calabria e Molise dove più di un candidato su due ha ottenuto una votazione superiore all'8. Facile ipotizzare che non ci sia stato una fuga di cervelloni nelle regioni del Meridione, quanto l'evidenza di criteri di giudizio molto più severi al Nord. Va bene che, almeno in teoria, una maggior severità possa essere più funzionale per prepararsi a un futuro universitario prima e lavorativo poi, ma sicuramente la disparità è evidente e penalizzante, per esempio nell'accesso alle facoltà a numero chiuso e per accaparrarsi le borse di studio del primo anno. Un divario che altro non fa che aumentare le perplessità sul nostro sistema scolastico.
Perché oltre alla palese disparità territoriale, i numeri dei promossi infatti cozzano terribilmente con i dati dei test invalsi forniti non più di un tre settimane fa. Un elemento su tutti: per quanto riguarda le competenze in lingua italiana, appena il 52% per cento degli studenti dell'ultimo anno infatti raggiunge il livello minimo di competenze, con punte del 60 per cento in Campania, Calabria e Sicilia.
Più di un ragazzo su due quindi, ha problemi di comprensione e di espressione nella propria lingua. Tutti promossi, però. Siamo abbastanza asini, quindi, ma la tanto attesa e temuta notte prima degli esami adesso si può vivere senza ansie. E poi? Io speriamo che la cavo...
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