May, umiliata in Ue e in patria. Pronti i militari per il "No deal"

Nessuno crede più all'autorevolezza del primo ministro Tempo fino al 12 aprile per evitare l'uscita senza intesa

May, umiliata in Ue e in patria. Pronti i militari per il "No deal"

Londra La solitudine di Theresa May sta tutta nel racconto che ieri il Sun dava dell'ennesima, «umiliante» giornata vissuta giovedì a Bruxelles: i leader dei 27 Paesi dell'Ue chiusi in conclave discutendo sul futuro della Brexit, lei in una sala senza finestre in attesa del verdetto. Un'attesa protrattasi per molte ore, durante le quali le è stata servita, sempre in solitudine, la cena che qualche porta più in là veniva consumata in compagnia dagli altri leader europei. Emmanuel Macron, secondo confidenze raccolte da politico.eu, avrebbe detto che prima del summit pensava che May avesse il 10 per cento di probabilità di far approvare il suo piano dal parlamento. Dopo averla sentita parlare giovedì le dava non più del 5 per cento.

Tornata ieri in patria, il primo ministro inglese ha trovato ad attenderla una situazione poco diversa. Dopo essersi vista respingere la bozza di accordo dal parlamento in due catastrofici voti, dopo essere stata sfidata impunemente più volte dai propri compagni di governo e di partito, dopo l'ennesimo schiaffo ricevuto da Bruxelles, Theresa May non sembra essere più in grado di guidare il Paese, perdendo l'autorità che deriva dal comando. Ed è sola. Quello che si accinge a fare nei prossimi giorni sarà il solito giro di tavoli per raccattare quanti più parlamentari possibile. L'Ue ha dato tempo a Londra fino al 12 aprile per trovare un accordo, approvando le rassicurazioni politiche sulla temporaneità della clausola di backstop che May e Junker avevano concordato lo scorso lunedì. Queste aggiunte dovrebbero consentire di superare le obiezioni dello speaker del parlamento inglese e un nuovo voto dei Comuni è atteso per la settimana prossima. Rispetto al rovescio del 12 marzo Theresa May dovrà vincere il consenso di ulteriori 75 parlamentari.

Ma la situazione per lei è disperata. Innanzitutto c'è il Dup, il Partito Unionista Democratico dell'Ulster, preoccupato che la clausola di backstop finisca per isolare Belfast dal resto del Paese. I ripetuti tentativi di May di convincere il Dup che l'Irlanda del Nord non sarà lasciata sola sono finora caduti nel vuoto. Nigel Dodds, uno degli esponenti di punta del Dup, ha ieri accusato May di essere troppo arrendevole con Bruxelles. «Nulla è cambiato del suo piano - ha rimarcato Dodds - Non accetteremo nessun accordo che rappresenti un rischio economico e costituzionale per l'integrità del Regno». Se non riesce a vincere le resistenze del Dup May si può scordare decine di voti di tory incerti, che voterebbero a favore del piano solo nel caso di luce verde da Belfast.

Ci sono poi gli hard brexiteers, i conservatori entusiasti del divorzio. La strategia di May, e dell'Europa, era che di fronte al rischio di un lungo rinvio della Brexit, potessero sostenere l'accordo: meglio qualcosa di imperfetto ma reale che gli unicorni. Finora però non hanno ceduto, con Boris Johnson e altri sodali di partito che hanno ribadito che non voteranno a favore. May stessa mercoledì ha detto che non è disposta a chiedere un lungo rinvio e molti hanno letto le sue parole come una preferenza per il no deal. C'è poi il labour, a sua volta diviso. Anche lì May sta cercando di pescare i voti che le servono. Finora ha avuto poco successo e il fatto che, sempre mercoledì, May abbia imputato al parlamento lo stallo attuale della politica inglese non ha contribuito a distendere gli animi.

Entro il 12 aprile Londra dovrà accettare l'accordo, chiedere un lungo rinvio della Brexit o revocarla. Oppure può optare per un no deal.

L'operazione Redfold, lanciata qualche giorno fa, va in tal senso: un centro di comando messo in piedi dal ministero della Difesa in un bunker antiatomico, la direzione delle operazioni al comitato Cobra per la gestione delle emergenze, 3.500 militari pronti all'intervento immediato per gestire il no deal. L'orologio ieri è tornato indietro, poco è cambiato, mancano venti giorni.

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