Mazón contro Sánchez. "Disattivate le allerte"

Il governatore attacca Madrid. Contestati premier e re, Vox sotto accusa

Mazón contro Sánchez. "Disattivate le allerte"
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Dopo la paura, la rabbia e le proteste esplose domenica a Paiporta, fanno tremare il governo. Incontenibili e pericolose hanno preso di mira le alte cariche dello Stato. Domenica la folla inferocita non si è placata neppure davanti al Sovrano Felipe VI e alla visita della regina Letizia. Ma la polemica ora si rivolge principalmente contro il governatore di Valencia Carlos Mazon, letteralmente subissato dalle contestazioni, nel più classico scontro fra i popolari che amministrano Valencia e i socialisti che governano Madrid.

«È stata tua la colpa», accusano ora il governatore, ma lui si difende e ributta addosso al governo: «Le segnalazioni sono arrivate tardi sui cellulari». A rendere ancora più difficile la sua posizione ci sarebbe la scelta del suo staff di cancellare un video su X in cui il governatore tranquillizzava i cittadini dicendo che l'intensità delle piogge si sarebbe ridotta. Mazon non ci sta e risponde: «La Confederazione idrografica del Jucar ha disattivato per tre volte l'allerta». A rispondergli la ministra della Difesa Margarita Robles che ha affermato che inizialmente Mazon non aveva permesso ai militari di operare in tutto il territorio colpito. «Per fortuna domenica il governatore ha capito che l'esercito è assolutamente indispensabile e da allora continueremo ad esserci». Restano quelle immagini, difficili da cancellare dalla memoria: palle di fango contro il Re e contro il premier Sanchez che si era unito alla delegazione ufficiale nonostante gli staff avessero consigliato di evitare.

Ma poco dopo mezzogiorno, al loro passaggio la folla ha iniziato a gridare: «Assassini». «Assassini». Il governo traballa sotto il peso della disperazione dei cittadini, delle critiche dell'opposizione e della strumentalizzazione degli estremisti. Il governo punta il dito contro l'estrema destra per i disordini. «Gli abbiamo distrutto l'auto e l'abbiamo colpito con una mazza alle spalle». Sul web ci sono decine di video che riprendono i lanci di sabbia e di fango, i vetri spaccati del suv su cui viaggiava il premier. La rivendicazione mista orgoglio arriva il giorno dopo dall'estrema destra, l'associazione Revuelta, vicina al partito Vox di Santiago Abascal. Pietre, calci sulle fiancate e palle di fango come pallottole sui finestrini tanto che Sanchez ha dovuto battere in ritirata: prima una bastonata lo ha raggiunto di striscio sulla schiena, e poi è fuggito in tutta fretta con un auto del corteo inseguito da urla e insulti. «Con quelli della mia associazione siamo qui, gli abbiamo distrutto l'auto ma lo abbiamo pure potuto colpire alle spalle», ha scritto su Whatsapp Adrian Campos. Sanchez mantiene il basso profilo, si cosparge il capo di cenere. «Non devieremo l'azione del governo prioritaria che è salvare vite umane, nonostante gli atti assolutamente marginali».

Il re Felipe intanto ha modificato la sua agenda ufficiale per presiedere la riunione del

centro di comando dell'Unità militare dell'esercito a Torrejon de Ardoz di Madrid e ha assicurato che «Lo Stato in tutta la sua interezza è e sarà presente nei comuni devastati dalle alluvioni per far fronte alla catastrofe».

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