Il mea culpa di Renzi sul Sistema delle toghe. "L'ho sottovalutato"

Il leader Iv all'attacco: "Dalle correnti nessun passo indietro". L'affondo contro Ermini (Csm)

Il mea culpa di Renzi sul Sistema delle toghe. "L'ho sottovalutato"

Dice Matteo Renzi: «Palamara l'hanno fatto fuori perché conosceva troppo bene regole che vigevano ai suoi tempi e che vigono tuttora. Non pensate che il sistema delle correnti abbia fatto un passo indietro, che lo abbia fatto il sistema corporativo della magistratura».

Sberle dal «Sistema» ne hanno prese entrambi. Che adesso due come Luca Palamara e Matteo Renzi - diversi per storia e cultura - si trovino dalla stessa parte della barricata diventa quasi naturale. E ieri l'ex pubblico ministero e l'ex presidente del Consiglio si ritrovano insieme a parlare del libro che Palamara ha scritto con Alessandro Sallusti, «Lobby&Logge», sequel del saggio che ha scoperchiato a centinaia di migliaia di italiani il disastro del Sistema giustizia. Una coppia di saggi che racconta, insieme a molto altro, la profondità dell'intreccio perverso tra giustizia e politica, e soprattutto tra magistrati e partiti: un intreccio di cui Renzi è stato a lungo partecipe, salvo pentirsene amaramente. «Tutto quello che Palamara scrive su di me - dice il leader di Italia Viva - è vero. Son colpevole di avere sottovalutato la presenza del deep State, il dark web delle istituzioni. Non è frequente che io faccia autocritica. Stavolta dico che ho profondamente sbagliato».

Dall'epoca in cui insieme, nei rispettivi ruoli, Palamara e Renzi decidevano i vertici del Csm molta acqua è passata. L'immagine pubblica della magistratura, uscita malconcia dal boom del primo libro, è stata definitivamente devastata dalla storia dei verbali dello pseudopentito Piero Amara sulla loggia Ungheria, approdati nelle mani di Piercamillo Davigo e da lui distribuiti in più direzioni, compreso il vicepresidente del Csm David Ermini. «Io - dice Renzi - non credo che quella fosse una loggia. Ma un paese in cui un vicepresidente del Csm brucia i documenti segreti che gli vengono da un membro del Csm è un paese che non funziona. Se l'avessi fatto io mi avrebbero arrestato». Renzi va oltre. E apre una finestra su uno scenario istituzionale inquietante calato in pieno nella faccenda della loggia Ungheria. «Negli stessi giorni in cui Davigo fa vedere i verbali al grillino Nicola Morra io stavo presentando una mozione di sfiducia al ministro della giustizia Bonafede, dopo che con la scusa del Covid erano stati liberati centinaia di mafiosi. Il presidente del consiglio Conte mi disse: non farlo, Bonafede non si tocca. Adesso scopro che grazie a Davigo i grillini sapevano che c'erano i verbali sulla loggia Ungheria, e che dentro c'era il nome di Giuseppe Conte. Che salva dalla mia mozione il ministro grillino della giustizia». L'ombra del ricatto, insomma.

Sallusti per avere attaccato un giudice ha rischiato la galera, Palamara è stato radiato dalla magistratura, Renzi tra una settimana verrà quasi sicuramente rinviato a giudizio per reati che giura di non avere commesso: «E intanto - dice - il direttore della rivista di Magistratura democratica scrive che intorno a me va stretto un cordone sanitario. Vi sembra normale?».

Ma per tirare le somme, alla fine, Renzi torna sulla diagnosi di uno che ci aveva visto giusto decenni fa: «Diceva Giulio Andreotti: il problema è che nelle aule di giustizia la scritta la legge è uguale per tutti la vedono gli imputati, ma non la vedono i giudici».

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