Meloni abbraccia Zelensky. "Fiera dell'invio di missili". La Lega: non sono difensivi

La premier lascia il vertice Nato. I distinguo di Crippa: "Le armi alimentano il conflitto"

Meloni abbraccia Zelensky. "Fiera dell'invio di missili". La Lega: non sono difensivi
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In Italia è ormai tarda notte quando nella hall del quasi centenario hotel St. Regis di Washington Giorgia Meloni fa il punto del 75° vertice Nato che si è appena concluso. È l'ultimo atto della tre giorni statunitense della premier, prima di una veloce cena e del rientro a Roma. La presidente del Consiglio rivendica la linea filo-atlantica e pro Ucraina, proprio nel giorno in cui l'Alleanza dà il via libera a un sostegno da 40 miliardi di dollari per la causa militare di Kiev (venerdì a Washington ha avuto un lungo faccia a faccia con Volodymir Zelensky). E sottolinea come l'Italia si sia battuta per inserire nel documento finale un particolare riferimento al cosiddetto «fronte Sud», nella convinzione che il Mediterraneo sarà sempre più un quadrante strategico non solo per la Nato ma anche per l'Ue. L'Africa è un continente con un'immensa quantità di risorse naturali e materie prime. Insomma, è una delle sfide geopolitiche del futuro. Ed è per questo che l'Italia ambisce alla poltrona di Rappresentante del segretario generale Nato per il Sud. Circostanza che Meloni conferma ai cronisti, spiegando di aver affrontato la questione anche nelle sue interlocuzioni di questi giorni con il presidente Usa Joe Biden (che le avrebbe assicurato sostegno per il tramite del segretario di Stato Antony Blinken).

Si passa poi a due fronti delicati. Uno interno e l'altro esterno. Il primo è Matteo Salvini, che anche mentre Meloni era al vertice Nato, non ha mancato di manifestare perplessità sull'ulteriore invio di armi. La presidente del Consiglio sa che l'argomento è scivoloso e a Palazzo Chigi c'è un certo fastidio per il controcanto del vicepremier leghista. Però evita di aprire polemiche e si limita a dirsi «fiera» di aver inviato il sistema di difesa aerea Samp-T a Kiev, ribadendo il sostegno all'Ucraina «contro la guerra di aggressione russa». E Salvini? «La maggioranza risponde è sempre stata compatta e la posizione italiana è chiarissima in tutto il mondo». Anzi, aggiunge, «mi corre l'obbligo di ricordare che questa solidità non l'ho vista in nessuna maggioranza che ci ha preceduto e non la vediamo nemmeno nell'opposizione». Meloni non è ancora atterrata a Roma che dalla Lega arriva il controcanto del vicesegretario del Carroccio, Andrea Crippa. «Quali sarebbero le armi difensive inviate all'Ucraina? I missili sono armi difensive?», chiede. E aggiunge: «Io sono contrario all'invio di ogni tipo di arma e sono favorevole a un processo negoziale che abbia come unico scopo la pace. Finché inviamo armi alimentiamo la guerra».

Il secondo fronte su cui si concentra Meloni è invece il ruolo di Viktor Orbán, sul quale c'è grande polemica in Ue e molta diffidenza anche al vertice Nato di Washington. Meloni non vuole prendere di petto Orbán, nonostante i forti dubbi sull'approccio troppo filo-Mosca del neonato gruppo dei Patrioti in Europa. Così, si limita a dire che Orbán ha il diritto di incontrare chi vuole e che al dialogo non c'è mai limite. Certo, aggiunge, dopo i viaggi del premier ungherese Putin ha bombardato un ospedale pediatrico a Kiev. Come a dire, insomma, che di risultati non se ne sono visti perché «da parte della Russia non c'è alcuna volontà di dialogo».

Infine il capitolo Biden. Il presidente americano ha appena fatto l'ultima gaffe, scambiando Zelensky con Vladimir Putin. Ma, come è inevitabile che sia, Meloni si tiene lontana dal dibattito che imperversa negli Stati Uniti sull'opportunità che il presidente si faccia da parte. Biden, dice, l'ho «trovato bene».

«Ci ho parlato in diverse occasioni aggiunge - e mi ha fatto l'impressione del presidente degli Stati Uniti d'America, una persona che sta lavorando, che ha organizzato devo dire un ottimo vertice e gli faccio i complimenti per i risultati del summit». E se fosse cittadina americana chi voterebbe tra Biden e Trump? «Non faccio ingerenze negli affari interni altrui, di certo il rapporto tra Italia e Stati Uniti resterà solido chiunque vinca».

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