Meloni, asse con Draghi. "Green deal va corretto"

La premier: "D'accordo con gli imprenditori e la crescita dell'1% del Pil è a portata di mano". Sulla manovra: "Sarà di buonsenso"

Meloni, asse con Draghi. "Green deal va corretto"
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Amici no, sarebbe troppo, però, spiega la Meloni agli industriali, guardate che anche stavolta ha ragione Supermario. «Come correttamente ha sottolineato nel suo rapporto sulla competitività, gli ambiziosi obbiettivi ambientali della Ue devono essere accompagnati da investimenti e risorse adeguati e da un piano coerente per raggiungerli». Altrimenti, «è inevitabile che la transizione ecologica vada a scapito della crescita». Come sostiene il Professore, servono tanti soldi, 800 miliardi l'anno, per salvare l'Europa. Più tardi anche gli elogi privati, quando nel pomeriggio la premier lo riceve nel suo studio e gli dice che «il tuo piano contiene importanti spunti che noi vogliamo seguire». L' incontro infatti è definito «cordiale e proficuo». La manovra italiana, i rapporti di forza a Bruxelles, i vincoli del nuovo Patto di stabilità, le prospettive dell'Unione, il trend dell'economia mondiale: sul tavolo gli argomenti di confronto certo non mancano.

E insomma, è il Draghi day di Giorgia: in mattinata esalta la ricetta che l' ex presidente della Bce ha cucinato per la von der Leyen, poche ore dopo lo accoglie per uno scambio di idee di un'ora e un quarto. Forse è presto per parlare di asse Meloni-Draghi, ma il doppio segnale politico è forte, anche perché il colloquio è lungo e intenso e va oltre la visita di cortesia o l'occasione protocollare. Era stata la presidente del Consiglio la settimana scorsa a prendere l'iniziativa, telefonando al suo predecessore dopo la consegna del rapporto sulla competitività commissionato da Ursula e invitandolo a Palazzo Chigi. E Supermario, dopo una tappa da Marina Berlusconi che aveva fatto parecchio parlare, ha accettato.

Al centro della conversazione il report sulla competitività, nel quale per Giorgia ci sono tante idee da seguire, «dall'impulso all'innovazione alla questione demografica all'approvvigionamento di materie prime». L'Europa deve essere più ambiziosa, si legge in un comunicato di Palazzo Chigi, «dotandosi degli strumenti adatti alle sue strategie, dal rafforzamento dell'industria della difesa alla possibilità di creare un debito comune».

I due sono rimasti d'accordo «di tenersi in contatto e approfondire queste tematiche». La domanda è: che farà Draghi? Darà una mano al governo? Offrirà qualche buon consiglio? Difficile pensare che l'ex premier, che in questi mesi ha incontrato pubblicamente o in maniera riservata sia esponenti della maggioranza che dell'opposizione, abbia intenzione di farsi arruolare in uno dei due schieramenti. Quando si muove, ricordano nel suo entourage, se lo chiamano, lo fa per senso dello Stato o per dare una mano alla Ue.

Eppure è proprio sulle conclusioni del suo report che si notano le forti convergenze con il governo, al punto che la Meloni, parlando all'assemblea di Confindustria, ha voluto leggerne alcuni passaggi. A cominciare dal Green Deal, per la premier «risultato disastroso di un approccio ideologico: ci sono quesiti politici, industriali ed etici che non possiamo più ignorare». Da qui la citazione del rapporto di Draghi sulla necessità di «risorse adeguate». Quanto alla transizione ecologica, «abbiamo bisogno di tecnologie per trasformare l'economia da lineare a circolare». Rinnovabili, gas, biocarburanti, idrogeno, ma pure il nucleare. «Siamo nella patria di Fermi, se non lo facciano noi chi può farlo?». Poi Giorgia affronta altri temi. Ad esempio, il Pil in crescita dell'1% nel 2024, il doppio rispetto alla media europea. «Si può fare di meglio rispetto alle previsioni della Commissione», anche senza incentivi. «Non ci sarà il bonus per le ristrutturazioni delle case né il reddito di cittadinanza. I soldi dei cittadini non si buttano dalla finestra. Non è lo Stato che crea ricchezza, ma le imprese e i lavoratori». Adesso ci sarà da impegnarsi per la manovra. «Voglio seguire l'impostazione avuta finora, leggi di bilancio ispirate al buonsenso e serietà, che concentrano le non molte risorse nel sostegno delle imprese che assumono, nel rafforzamento del potere d'acquisto delle famiglie, nella difesa della salute».

In conclusione. «Abbiamo avuto anni difficili, in un contesto che avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque, ma l'Italia sta superando i problemi meglio di altre nazioni europee. Possiamo stupire il mondo, è ora di farci rincorrere».

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