Non usa i toni allarmati di mercoledì sera, quando durante le quattro lunghe ore di riunioni a Palazzo Chigi con i vicepremier, alcuni ministri e i capigruppo della maggioranza, era stata esplicita nel dire che l'annunciata operazione di terra nella Striscia di Gaza rischia di portare a un'escalation dai contorni imprevedibili della crisi mediorientale. Non solo con un inasprimento del conflitto, ma anche con il coinvolgimento di altri Paesi dell'area, con conseguenti ricadute geopolitiche, economiche e anche sulla sicurezza interna. Durante la sua missione lampo in Mozambico e Repubblica del Congo, però, ieri Giorgia Meloni non ha nascosto i suoi timori per un quadro che con il passare delle ore si sta facendo sempre più critico. E con la diplomazia internazionale che, pur essendo all'opera da giorni, continua a scontrarsi contro un muro che contrappone le indiscutibili ragioni umanitarie della popolazione inerme di Gaza (due milioni di abitanti, il 40% bambini di 14 anni o meno) con le evidenti e legittime motivazioni di Israele, colpita da un attacco militar-terroristico che non ha precedenti e che segnerà per sempre la storia di tutto il Medio Oriente.
La premier ha avuto contezza della gigantesca impasse diplomatica nelle sue interlocuzioni dirette degli ultimi giorni. Con il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed bin Sultan, con l'emiro del Qatar, Tamin Bin Hamad Al-Thanai, e con il re di Giordania, Abd Allah II. E anche dal lavoro del ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Che giovedì era in Egitto e ieri è volato a Tel Aviv per esprimere la sua solidarietà a Israele. Un sostegno che, ha ribadito il titolare della Farnesina, è totale.
Da Maputo, però, Meloni si sofferma soprattutto sulle criticità. «Confesso di essere abbastanza preoccupata dallo scenario, bisogna evitare che il conflitto possa avere una escalation», spiega. E auspica che si percorra la via diplomatica, anche per favorire una soluzione del cruciale tema degli ostaggi israeliani prigionieri di Hamas. La questione-chiave, però, resta la forza e l'intensità della reazione di Israele nella Striscia di Gaza. Questione che preoccupa fortemente tutte le diplomazie occidentali, a partire da Washington. «Tutto quello che si può fare - dice la premier - è continuare a dialogare a parlare. Ma non è facile neanche la posizione di Israele dopo le immagini che si sono viste».
Il timore è quello che la miccia accesa da Hamas apra il vaso di Pandora. Dentro il quale c'è la stabilità globale (già messa in crisi dall'invasione della Russia in Ucraina) e, guardandola con le lenti di casa nostra, il rischio di una recrudescenza del terrorismo come nel 2015. Meloni assicura che in Italia «non c'è un particolare livello di allerta», ma che «la sicurezza dei luoghi sensibili è stata rafforzata».
Il messaggio all'esterno non potrebbe che essere questo, ma anche i fatti di ieri a Parigi dimostrano, come dice la premier, che non si può escludere il «rischio emulazione» di chi «voglia replicare il terrore di Hamas in Italia».
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