
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni andrà al vertice di Parigi portandosi dietro una «buona» «dose di scetticismo». Da Palazzo Chigi trapelano «non pochi dubbi» sull'iniziativa (a sorpresa) del presidente francese Emmanuel Macron, che ha deciso di convocare per la giornata di oggi in Francia una riunione tra i partner europei in risposta all'accelerazione di Washington sui negoziati per la pace in Ucraina. L'obiettivo del premier Meloni è quello di evitare «colpi di testa» e «mosse non concordate» che rischierebbero di irrigidire ancor di più i rapporti tra Ue e Stati Uniti nella difficile partita ucraina.
C'è il precedente del febbraio 2024, quando Macron propose l'invio di truppe di terra in Ucraina, che preoccupa il capo del governo italiano. La linea con cui Meloni si siederà al tavolo di Parigi è quella di evitare proposte o posizioni di rottura con Washington. In questa fase ragionano a Palazzo Chigi non bisogna rispondere agli attacchi con altri attacchi. La priorità è quella di aprire un canale di dialogo con Trump, che permetta all'Europa di accomodarsi al tavolo di pace con Stati Uniti, Russa e Ucraina. Ecco che la linea prudente di Chigi suggerisce anche un'altra mossa: non alzare la tensione con Mosca. Per un motivo semplice: l'ok all'ingresso dell'Ue al tavolo dei negoziati necessità della benedizione di Putin. In questa direzione vanno lette le dichiarazioni di due giorni fa del ministro della Difesa Guido Crosetto: «L'attacco a Mattarella non arriva da Putin ma dalla portavoce del Cremlino». Non è un caso che Meloni, a differenza degli altri capi di governo europei, non abbia commentato le dichiarazioni pronunciate dall'inviato Usa per l'Ucraina, il generale Keith Kellogg, che ha esplicitato agli alleati europei l'intenzione di escluderli dal tavolo, citando lo sfortunato precedente degli accordi di Minsk.
Lo scetticismo di Palazzo Chigi si indirizza anche sulle modalità di convocazione del vertice di oggi. «Chi ha scelto i capi di governo? In base a quale criterio?». Dubbi che Meloni porterà con sé nel viaggio in Francia. I falchi meloniani suggerivano la linea dura, che avrebbe portato a disertare il summit parigino. Strada bocciata da Meloni che sarà in Francia per giocare una seconda partita: portare l'Europa al tavolo dei negoziati tra Usa e Russia. Un'iniziativa che il presidente Meloni potrebbe assumere in virtù del suo canale privilegiato con il presidente Donald Trump. È una fase cruciale per l'Europa che, dopo aver sostenuto politicamente e militarmente la difesa di Kiev, rischia di essere tagliata fuori dalla trattativa per la pace. La strategia del governo è quella di sminare il terreno e mettere l'Europa nelle condizioni di assumere un ruolo terzo al tavolo dei negoziati. In questa fase va evitato ogni conflitto con i due principali attori della partita: Washington e Mosca.
Meloni si muove in un sentiero stretto. Da un lato, l'alleanza politica solida con Trump, dall'altro la difesa dalla linea filo Zelensky: «Con Kiev fino alla vittoria». Un sentiero stretto da percorrere senza fornire assist all'opposizione. Meloni si muove nella consapevolezza di esser arrivati allo snodo cruciale nel conflitto in Ucraina.
Il punto di caduta, che potrebbe trasformarsi per Meloni in un successo politico, sarebbe appunto l'ingresso dell'Europa al tavolo dei negoziati grazie al rapporto Meloni-Trump. Obiettivo che potrebbe essere raggiunto oggi incassando dai partner europei un mandato a trattare con il presidente americano la presenza dell'Europa alla trattativa per la pace in Ucraina.
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