La fotografia di un approccio non propriamente granitico della maggioranza è di metà pomeriggio. Mentre il comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, varca infatti il portone di Palazzo Chigi per incontrare la premier Giorgia Meloni e il titolare dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, per fare il punto su possibili misure per contrastare l'eventuale speculazione sui prezzi dei carburanti, il sito del ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica pubblica i dati sull'andamento dei prezzi nella prima settimana di gennaio per dire che l'aumento è sostanzialmente in linea con la mancata proroga del taglio delle accise. Insomma, secondo il dicastero guidato dall'azzurro Gilberto Pichetto Fratin non è in corso alcuna speculazione. Posizione, quella di Forza Italia, confermata da Alessandro Cattaneo. «Nessuna speculazione, ma di certo c'è un tema legato ai prezzi che dobbiamo affrontare», spiega il capogruppo dei deputati azzurri. Un approccio, insomma, diverso da quello della presidente del Consiglio, che nelle ultime ore avrebbe manifestato il suo disappunto anche a Matteo Salvini per aver dato l'impressione di volersi smarcare dalla scelta del governo di reintrodurre le accise.
Su un punto, però, tutti sembrano essere d'accordo. E cioè la necessità di un intervento del governo, perché è evidente che a Palazzo Chigi avevano sottovalutato l'impatto dell'aumento della benzina sull'opinione pubblica. Un malcontento accentuato dal fatto che sul tema delle accise Meloni ha sempre avuto una posizione netta, tanto che negli ultimi giorni sui social è diventato virale il video in cui la futura premier prometteva di abolirle.
La questione viene affrontata in Consiglio dei ministri, iniziato ieri sera alle sette passate e terminato dopo poco più di un'ora. Giorgetti e Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, tengono un'informativa sui controlli anti-speculazione e sulla possibilità di fissare dei tetti per calmierare i rincari. E si decide di intervenire con un decreto legge ad hoc per cercare di mitigare i rincari. Nessun passo indietro sulle accise, ma un provvedimento a favore della trasparenza nel mercato dei carburanti che possa tutelare il consumatore. Il monitoraggio dei prezzi da parte del ministero dell'Ambiente, infatti, non sarà più settimanale ma giornaliero, con l'individuazione di un prezzo medio nazionale e l'obbligo per i distributori di esporlo. In caso di violazione ci saranno delle sanzioni, in caso di recidiva anche la sospensione. In autostrada, poi, i fornitori dovranno avere un tetto che sarà fissato da una norma ad hoc. Mentre sarà irrobustita la collaborazione con la Guardia di finanza per avere più controlli e verrà istituita all'Antitrust una Commissione di allerta rapida sui prezzi. Il Consiglio dei ministri, inoltre, approva il rinnovo per il primo trimestre del 2023 dei buoni benzina per un valore massimo di 200 euro per lavoratore dipendente.
Tutte misure, insomma, che confermano la convinzione di Palazzo Chigi che il problema sia sostanzialmente la dinamica speculativa e non la reintroduzione delle accise piene e l'eliminazione di quello sconto da 18 centesimi al litro firmato dal governo guidato da Mario Draghi. Meloni lo dice chiaramente durante il Consiglio dei ministri, invitando i presenti a non «rinnegare» le scelte fatte. Di qui la decisione di intervenire sulla trasparenza, nonostante i dati del ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica lascino supporre che i picchi (fino a 2,5 euro per il diesel) siano solo eccezioni, quasi tutte limitate alle isole e alla rete autostradale. Al momento, dunque, il rinnovo del taglio delle accise resta solo un'ipotesi.
Da adottare, dice Luca Ciriani, solo «se i conti lo consentiranno» e se il decreto trasparenza non porterà i risultati sperati. Perché, spiega il ministro per i Rapporti con il Parlamento, «abbiamo già investito oltre 30 miliardi di euro per il taglio del costo delle bollette».
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