"È la Meloni dei 5s". Nei grillini cresce la tentazione Raggi per mollare Conte

Nel movimento monta la fronda pro Virginia: potrebbe essere lei la leader da contrapporre a Giorgia. L'ex premier pensa di promuoverla per depotenziarla: il no delle altre colleghe

"È la Meloni dei 5s". Nei grillini cresce la tentazione Raggi per mollare Conte

Domani Virginia Raggi prenderà un caffè - già trasformato in un incontro più istituzionale al Campidoglio - con Roberto Gualtieri, candidato del centrosinistra a Roma. Ma il faccia a faccia di venerdì con Enrico Michetti, aspirante sindaco di centrodestra vicino a Fratelli d'Italia, ha fatto partire i primi paragoni. «E se Virginia fosse la nostra Meloni?», rilanciano sull'attivismo della sindaca uscente i grillini che non sono vicini al leader Giuseppe Conte. Ovviamente il parallelismo non sta nella linea politica o nella storia personale, la suggestione più che altro è basata sul profilo di una leadership differente. Ed è paradossale che l'alfiere del «nuovo corso» sia considerato da molti nel M5s alla stregua di un capo a fine corsa. Tanto da spingere a riflessioni su un altro tipo di piattaforma politica a cui ancorare i Cinque Stelle. Il Movimento progressista agganciato al treno del Pd, per una quota crescente di parlamentari, sa già di vecchio. La truppa sbanda e cerca alternative. Una di queste è il «modello-Meloni». Una leader giovane, donna, coerente, decisa. Il ritratto corrisponde alla Raggi. Molto amata anche dalla base, che la dipinge come la «vittima» di un sistema di imprecisati poteri forti che avrebbe passato gli ultimi cinque anni a ordire complotti contro di lei. Se Giorgia Meloni diventasse il capo del centrodestra, l'ex sindaca di Roma per tanti sarebbe un competitor perfetto. E pazienza se Conte continua a chiedere tempo per dare respiro al suo progetto, la politica oggi ha ritmi sincopati e divora i leader alla velocità della luce.

Dietro i ragionamenti e le fascinazioni si affaccia una tipologia di partito più vicina alle origini rispetto alla prospettiva contiana. Beppe Grillo sta alla finestra e si limita a fare filtrare il suo disappunto per l'insistenza dell'ex premier sulla formula del «nuovo corso». Come se il passato fosse tutto da buttare. Invece crescono i dubbi sulla strategia rifondativa. Chi è perplesso su Conte pensa a un M5s autonomo, non azionista di minoranza del centrosinistra, in grado di intercettare i voti del centrodestra. Raggi potrebbe essere la pedina giusta. E il disimpegno o addirittura un lavoro sottotraccia per Michetti al ballottaggio possono rappresentare il primo atto di una fronda che punta a scalare la creatura fondata da Grillo e Gianroberto Casaleggio. Conte continua a studiare un modo per dare una mano a Gualtieri, salvare il rapporto privilegiato con i dem ed evitare una reazione scomposta dell'ex sindaca di Roma. Il presidente del M5s ha già elogiato l'ex ministro dell'Economia del suo secondo governo, ma sia dal Pd sia dalla frangia più contiana degli stellati si aspettano un passo in più. Secondo le indiscrezioni, tra oggi e domani, l'avvocato di Volturara Appula potrebbe sciogliere la riserva pubblicamente, almeno sulla sua scelta personale, senza dare una vera e propria indicazione di voto a nome del partito.

Per tenere fede alla sua reputazione di pacificatore e personalità ecumenica, Conte sarebbe tentato di affidare a Raggi un ruolo più operativo nella segreteria politica del Movimento, che dovrebbe essere varata dopo i ballottaggi. Una soluzione per portare la scheggia impazzita dalla sua parte. Di fronte però ci sono due ostacoli. Il primo sono le ambizioni della leader rampante, che non si accontenterebbe di un ruolo da comprimario. L'altro è il veto delle quattro donne che puntano alle poltrone importanti nel partito.

La sottosegretaria al Mise Alessandra Todde, l'ex ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, la vicepresidente del Senato Paola Taverna e l'ex sindaca di Torino Chiara Appendino non accetterebbero un ingresso della Raggi nella stanza dei bottoni dei nuovi Cinque Stelle.

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