Meloni e Sanchez dimenticano le distanze: azione comune su sbarchi e Pnrr

Il premier spagnolo visita le capitali in vista del prossimo semestre di presidenza. Intesa per spostare oltre il 2026 la scadenza del Recovery

Meloni e Sanchez dimenticano le distanze: azione comune su sbarchi e  Pnrr

Italia e Spagna sono in sintonia sui principali temi dell'agenda europea, dall'immigrazione al Pnrr, passando per la riforma del Patto di stabilità. È questo il senso delle dichiarazioni alla stampa di Giorgia Meloni e Pedro Sanchez al termine del bilaterale di Palazzo Chigi. Il primo vero faccia a faccia tra i due, visto che quello in agenda lo scorso dicembre all'Eu Med-9 di Alicante saltò per un'indisposizione influenzale della premier. Un incontro nel quale il segretario del Psoe e la leader di Fdi scelgono volutamente di lasciare da parte le inevitabili distanze che separano due partiti lontanissimi tra loro. E si concentrano sui dossier europei dove l'approccio è invece convergente.

Una scelta che non riguarda solo i circa 18 minuti di dichiarazioni congiunte alla stampa (senza domande), ma che caratterizza anche il bilaterale e il successivo pranzo. D'altra parte - spiegherà Sanchez rientrando a Madrid, durante quasi un'ora di briefing in aereo con i giornalisti spagnoli - la tappa di Roma fa parte di quel tour per le capitali europee che il primo ministro spagnolo sta facendo da settimane in vista del prossimo semestre di presidenza dell'Unione europea, che dal primo luglio passerà proprio alla Spagna. Peraltro, il leader socialista non ha alcun interesse ad aprire fronti che potrebbero avere delicati ricaschi interni, visto che - guardando non solo alle amministrative e regionali del prossimo 28 maggio, ma anche alle elezioni generali che attendo la Spagna in autunno - Sanchez sta tarando buona parte della sua campagna elettorale usando toni piuttosto allarmistici verso un eventuale affermazione di Vox. Un partito con cui Fdi ha una grande affinità, tanto che a giugno dello scorso anno Meloni fu ospite applauditissima a un comizio a Marbella (dove si votava per la presidenza dell'Andalusia).

Grande sintonia, dunque, soprattutto sul capitolo migranti. Anche perché Italia e Spagna condividono condizioni simili. Se noi siamo preoccupati dai flussi in arrivo da Libia e Tunisia, Madrid teme quelli di Algeria e Marocco. Di qui la convinzione che si debba accelerare per quella che Palazzo Chigi definisce una «soluzione europea» al problema, ovviamente in stretto contatto con la Commissione Ue. Nel semestre di presidenza spagnolo, concordano Sanchez e Meloni, il dossier avrà un'accelerazione. L'Europa - spiega la premier - deve dare «risposte efficaci e immediate» già «dal prossimo Consiglio europeo» in programma il 29 e 30 giugno. Roma e Madrid, però, giocheranno di sponda anche sulla riforma del Patto di stabilità nel tentativo di fare fronte comune con i cosiddetti Paesi frugali del nord Europa. Servono, spiega Meloni, «regole di governance economica che diano alla crescita sufficiente attenzione», invece di «concentrarsi sulla stabilità».

Unità di intenti anche sul Pnrr, un fronte - raccontano fonti spagnole - sul quale Meloni avrebbe mostrato grande preoccupazione perché ha «ereditato» da Giuseppe Conte e Mario Draghi «alcuni obiettivi non realizzabili». Nelle dichiarazioni alla stampa, dunque, la premier torna a invocare «piena flessibilità sull'uso dei fondi esistenti», anche guardando a una rimodulazione del Recovery. Un fronte su cui Sanchez in verità è piuttosto laico. L'intesa, forte e solida, è invece sulla necessità di posticipare la scadenza del 2026. Un termine sul quale, spigava qualche settimana fa il ministro Raffaele Fitto durante un'audizione in Senato, la Commissione lascia intendere ci siano pochissimi margini d'intervento.

Infine, piena intesa sul sostegno all'Ucraina e l'intenzione di rafforzare il partenariato strategico tra Italia e Spagna su energia e cultura.

Proprio sul primo fronte, peraltro, Sanchez è pronto a impegnare il semestre di presidenza spagnola dell'Ue per promuovere, «con l'appoggio dell'Italia», la riforma del mercato elettrico europeo, perché «la competitività - spiega lo spagnolo - oggi risiede nell'avere prezzi accessibili dell'energia» e la situazione in Spagna e Italia «non è accettabile».

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