Sul fronte interno, regge la tregua elettorale. Premierato (Fdi), autonomia (Lega) e separazione delle carriere dei magistrati (Fi) andranno a scopa tutte insieme nella seconda metà del mese. Il primo approvato in prima lettura al Senato, la seconda in discussione avanzata alla Camera e a un passo dal via libera definitivo, la terza varata dal Consiglio dei ministri e pronta per iniziare il suo iter in Parlamento. Sul fronte esterno, invece, nella maggioranza si intravede qualche nube in più. Perché alle Europee dell'8 e 9 giugno si vota con il proporzionale e perché i tre partiti che sostengono il governo guidato da Giorgia Meloni sui dossier internazionali registrano più di qualche distanza. In particolare Fdi e Lega, a partire dal conflitto in Ucraina.
Che il tema fosse divisivo e pronto a esplodere, lo si è capito qualche giorno fa, visto che sul punto il generale Roberto Vannacci - candidato di punta della Lega alle prossime Europee - ha posizioni distanti anni luce dalla premier. Poi ieri è arrivato il presidente francese Emmanuel Macron, che - «se la Russia sfondasse il fronte» - non ha escluso un invio di «truppe occidentali» direttamente «sul campo di battaglia». Un'accelerazione, certo. Ma nel medio periodo il tema esiste. E basta sondare i dirigenti che lavorano al quartiere generale della Nato a Bruxelles per capire che non è solo una suggestione ma una preoccupazione reale. Al momento, però, la questione non è in agenda.
Sul punto, però, Fdi e Lega hanno approcci diversi. Non è un caso che Fratelli d'Italia abbia scelto di non commentare l'uscita dell'inquilino dell'Eliseo, considerando peraltro le parole di Macron su Meloni (ha «un approccio europeo» a differenza dei «pericolosi nazionalisti») una sorta di abbraccio della morte. Così lo commentano a taccuini chiusi due ministri vicini a Meloni, convinti che il presidente francese sia già in campagna elettorale. Salvini, invece, non ci gira troppo intorno. «Mai un soldato italiano a morire nel nome di Macron», dice il leader della Lega.
Se è vero che l'eventuale invio di truppe di terra è tema lontano e non in agenda - sicuramente, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi, non in quella del G7 che l'Italia presiede e che si riunirà in Puglia tra il 13 e il 15 giugno - c'è da aggiungere che il governo italiano sta continuando a sostenere militarmente la causa di Kiev.
Prima del summit pugliese di Borgo Egnazia, infatti, l'esecutivo guidato da Meloni ha deciso di approvare il nono decreto interministeriale di aiuti militari all'Ucraina, compreso il sistema di difesa aerea Samp T (l'Italia ne ha cinque e
quello disponibile dovrebbe essere il sistema attualmente in prestito alla Slovacchia). E, fanno notare fonti di Fdi vicine a Palazzo Chigi, «la Lega polemizza» ma alla fine in Parlamento vota sempre sì senza battere ciglio».
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