L'ipotesi che Giorgia Meloni (foto) potesse essere presente in Parlamento durante l'informativa sulla vicenda Almasri a Palazzo Chigi non è mai stata presa neanche in considerazione. Per ragioni tecniche, su cui ha insistito la senatrice Giulia Bongiorno, a cui è stato affidato il dossier difensivo in vista del procedimento davanti al Tribunale dei ministri. Perché, è il senso del ragionamento, è giusto che rispondano direttamente i ministri direttamente competenti (Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, rispettivamente titolari di Giustizia e Interno). Ma anche per ragioni politiche, perché era evidente da giorni che Camera e Senato - complice anche la diretta tv - sarebbero diventate il teatro di un feroce scontro tra maggioranza e opposizioni. Per cui, non avrebbe avuto alcun senso «regalare» al centrosinistra un simile palcoscenico. Non è un caso che alla vigilia dell'informativa i partiti del centrodestra si siano accordati per non fare intervenire i capigruppo né a Montecitorio né a Palazzo Madama (unica eccezione l'azzurro Maurizio Gasparri), proprio per cercare di non alzare ulteriormente i toni. Senza considerare che, caratterialmente parlando, la premier non è tipa che ama farsi imporre l'agenda da altri. E quindi le ripetute richieste dell'opposizione a presentarsi in aula - reiterate quotidianamente ormai da una settimana - non hanno fatto che rafforzarla nella sua convinzione di non esserci. Insomma, per usare le parole di un ministro di Fratelli d'Italia, «neanche se l'avessero portata in catene».
Così, mentre prima alla Camera e poi al Senato va in scena l'assalto delle opposizioni, Meloni è nel suo ufficio alle prese con una riunione di staff. E, fanno sapere da Palazzo Chigi, non segue la diretta tv del dibattito in corso alla Camera, limitandosi a farsi aggiornare alla fine con le agenzie di stampa. Insomma, quel che filtra dalla presidenza del Consiglio è quasi una sorta di disinteresse per quanto sta accadendo, un modo per cercare di non alimentare una polemica che non solo era ampiamente prevedibile ma, secondo Meloni, anche «pretestuosa». Così, mentre Elly Schlein, Giuseppe Conte, Matteo Renzi e decine di parlamentari del centrosinistra puntano il dito sulla «sedia vuota», la premier presiede una riunione dedicata alle prossime Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 a cui partecipano, tra gli altri, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri Giancarlo Giorgetti (Economia) e Andrea Abodi (Sport) e l'ad della Fondazione Milano-Cortina 2026 Andrea Varnier. Più tardi, invece, riceve a Palazzo Chigi il presidente del Coni Giovanni Malagò e il presidente del Cio Thomas Bach. A metà pomeriggio, infine, a Palazzo Chigi si tiene un altro vertice, questa volta sulle carceri. Alla riunione partecipano Nordio, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, il Commissario per le carceri Marco Doglio e rappresentanti del Mit e del Dap. Un incontro nel quale si è discusso del potenziamento del sistema penitenziario, con l'obiettivo di realizzare settemila nuovi posti.
E prima che a sera a Palazzo Chigi si affacciasse il presidente del Senato Ignazio La Russa, c'è stato anche il tempo per un approfondimento sul tema della cybersecurity.Insomma, una giornata piena. In attesa dell'archiviazione da parte del Tribunale dei ministri, su cui Meloni non ha dubbi. A quel punto la scontro sarà destinata a placarsi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.