Sirene della sinistra inascoltate: Meloni la più votata dalle donne

Nonostante gli alert di cantanti, influencer e politici di sinistra sul "pericolo Meloni" per i diritti delle donne, Fratelli d'Italia è stato il partito più votato dall'elettorato femminile

Sirene della sinistra inascoltate: Meloni la più votata dalle donne

Con tutta probabilità nelle prossime settimane il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovrebbe conferire a Giorgia Meloni l’incarico di formare il nuovo governo. Comunque la si pensi politicamente, dovrebbe essere una bella notizia il fatto che per la prima volta, settantasei anni dopo il primo voto per le donne in Italia, una di loro sfondi il "tetto di cristallo" più alto di tutti, approdando a Palazzo Chigi. Tanto più se pensiamo che il nostro Paese è al 63esimo posto su 146 nella classifica del World Economic Forum sul divario di genere, al quarantesimo in quella dedicata al "political enpowerment", 36esimo per numero di donne in Parlamento e 33esimo per numero di ministre.

Eppure in questo mese di campagna elettorale ci hanno raccontato che se ad arrivare ai vertici della nazione è una donna di destra, non ci sarebbe da stare troppo allegri. Come se le donne di destra avessero meno capacità e competenze, come se fossero addirittura nemiche di loro stesse, come se, in fondo in fondo, fossero meno donne rispetto a quelle di sinistra. Un bel cortocircuito da parte del mondo femminista, ma tant’è.

Ce lo ha spiegato la cantante Elodie: "Giorgia Meloni è una donna al potere? Non credo rappresenti gran parte delle donne. Sembra un uomo del 1922". La collega Levante, invece, aveva citato la vicepresidente dell’Emilia-Romagna Elly Schlein per mettere in chiaro che "c’è molta differenza tra leadership femminili e leadership femministe". La regina delle influencer Chiara Ferragni, tra un selfie e una sfilata di moda, metteva in guardia sul pericolo rappresentato dalla Meloni per il diritto delle donne ad abortire (omettendo però che la percentuale di obiettori di coscienza della regione Marche non si discosta poi molto dalla media nazionale, mentre l’interruzione di gravidanza nella stessa regione è possibile nel 92,6 per cento delle strutture sanitarie contro il 62 per cento italiano).

Enrico Letta aveva anche cercato di far capire alla Meloni come dovrebbe comportarsi una donna. "Non basta essere donna per fare politiche per le donne. Contano le proposte e i fatti concreti che si mettono in campo. Per le donne la parola chiave è libertà", twittava il segretario dem, che ha sempre parlato della leader di Fdi come una che "porta avanti politiche maschiliste e patriarcali". "Penso che avere Giorgia Meloni non sia una garanzia per le donne o che le condizioni di vita delle donne verranno migliorate" ma che la sua vittoria sia solo uno "specchietto per le allodole", diceva anche la deputata del Pd Laura Boldrini. E persino una liberale come Mara Carfagna metteva in guardia sul rischio che "i cocci del tetto di cristallo" sfondato dalla Meloni "ricadessero sulla testa delle donne italiane".

Avvertimenti, quelli arrivati dalla sinistra, dal mondo dello spettacolo e addirittura dalla stampa straniera (anche per il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung la vittoria della Meloni non avrebbe significato "automaticamente un successo per le donne e i loro diritti"), che sono stati puntualmente ignorati dalle donne italiane, visto che il partito più votato dal genere femminile è stato Fratelli d’Italia. A barrare il simbolo con il nome di Giorgia Meloni, secondo un’analisi dei flussi di voto per segmenti socio-demografici realizzata da Swg per Ansa, è stato il 27 per cento dell’elettorato femminile.

Il Pd segue con il 21 per cento, due punti in più rispetto al dato nazionale. Anche Forza Italia è stata premiata dalle donne, con una percentuale di voto femminile del 9 per cento, che supera di un punto quella ottenuta dal partito in questa tornata elettorale.

Le italiane, evidentemente, si sono fidate delle promesse della leader di FdI sulla rimozione degli ostacoli alla maternità, la promozione delle politiche di welfare aziendale per le famiglie, la rimozione delle barriere di genere sul posto di lavoro, del pay gender gap e del sostegno all’imprenditorialità femminile. Vedremo nei prossimi mesi se saranno soddisfatte della propria scelta o se, come preconizza la sinistra, sono destinate a rimanere deluse.

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