Meloni silenzia critiche a Draghi. Pronto un decreto sul Recovery

Pnrr, dl per "attuare" le parti normative prima di fine anno. Su 55 obiettivi, oggi ne mancano 30 (tra cui l'istruzione)

Meloni silenzia critiche a Draghi. Pronto un decreto sul Recovery

Chiusa la pratica della legge di Bilancio, a Palazzo Chigi l’attenzione è tutta puntata sulla tempistica del Pnrr. Due dossier che hanno come scadenza prestabilita il 31 dicembre - termine ultimo per la manovrae giro di boa perilRecovery - e che dipendono, evidentemente, solo in minima parte da un governo che si è insediato poco più di un mese fa. Eppure, è il ragionamento che la premier Giorgia Meloni va consegnando ai suoiministri nelleinterlocuzioni delle ultime 48 ore, «bisogna fare di tutto perfarsi trovareilmeno indietro possibile». E, aggiunge, «senza aprire alcunfronte polemico». La preoccupazione della presidente delConsiglio, ovviamente, non è per la legge di Bilancio, visto che il suo è il primo governo della storia repubblicana che si è insediato dopo l’estate. E, dunque, nessuno potrebbe usare contro di lei l’argomento di un eventuale ritardo. Tutt’altro. Il via libera del Consiglio dei ministri a questa manovra, infatti, è stato perfino più celere di alcuni suoi predecessori arrivati a Palazzo Chigi con ben più tempo a disposizione per mettere mano alla legge di Bilancio. Quello che impensierisce Meloni, invece, è il dossier del Pnrr.

Per due ragionifondamentali. La primaè chel’Europaè uninterlocutore meno comprensivo del Parlamento o dell’opinione pubblica italiana. La seconda è che la materia è complessa, le scadenze sono rigide ed è praticamente impossibile aprire un’interlocuzione conleistituzioni europee quando siamo ormai ad una manciata di giorni dalla dead line del 31 dicembre. Ecco perché Raffaele Fitto, ieri ambasciatore di Fdi nelleistituzioni comunitarie e oggi ministro per gli Affari europei a cuiMeloni ha affidato l’enorme dossier di tutte le deleghe che hanno a che fare conil Pnrr, sta spingendo sull’acceleratore. Ieri mattina, per dire, Fitto ha avuto un lungo confronto con il vicepremier Matteo Salvini, titolare delle Infrastrutture, che - di fatto - rappresentano circail 40% delle operelegate al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un incontro politicamente significativo, visto che - negli anni passati- i due hanno avuto rapporti non propriamente idilliaci. Nel settembre del 2020, per dire, quando Fitto erail candidato alla regione Puglia di tutto il centrodestra, fu un’impresa farli incrociare sullo stesso palco, per una certa ritrosia del leader del Lega.

Chea un appuntamento elettorale a Foggia si presentò il giorno dopo Fitto e Meloni e che - solo ad otto giorni dalle elezioni - si rese finalmente disponibile per una timida stretta di mano sul lungomare di Bari. Passati appena due anni, la ritrovata consonanza nel governo rappresenta la consapevolezza di quanto sia decisivo il dossier del Pnrr. Così centrale che l’esecutivo sta già lavorando a un decretolegge per rivedernelagovernance e metterci dentro le parti normative che non si riuscirà ad attuare prima del 31 dicembre. Su 55 obiettivi,infatti, 25 sono acquisiti, mentre ben 30 mancano all’appello. Di questi - spiegano da Palazzo Chigi - ce ne sono «quattro o cinque davvero critici». Sicuramente il dossier istruzione, ma anche la riforma dei servizi pubblici. La responsabilità del ritardo viene attribuita sostanzialmente all’esecutivo precedente, quello guidato da Mario Draghi. Che avrebbe lasciato sul tavolo la riforma del processo penale, quella dei servizi pubblici locali e quella degli oneri di sistema (i balzelli che ammontano al 21,8% della bolletta e che vengono addebitati per coprire il costo delle rinnovabili).

Ma sul punto Meloni è stata chiara. Non solo non vuole scontri,ma neanche una vaga polemica con il suo predecessore. Non una parola,insomma, sull’operato di Draghi sul fronte Pnrr. Nonostante la convinzione che un certo ritardo ci sia stato.

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