Meloni vede i sindacati: prime prove di dialogo. Flat tax verso l'estensione

"Priorità al lavoro". Giorgetti manda avanti la Nadef. Pensioni: l'inflazione costa 50 miliardi

Meloni vede i sindacati: prime prove di dialogo. Flat tax verso l'estensione

La manovra di bilancio e la politica economica del governo Meloni partono sotto la zavorra pesantissima dell'inflazione. Che pesa sulle spesa pubblica per le pensioni con una cifra monstre di 50 miliardi da qui ai prossimi tre anni.

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti in audizione sulla Nadef davanti alla Commissione speciale della Camera traccia il sentiero stretto dei numeri che incrociano le ambizioni dell'esecutivo. Le risorse aggiuntive che si troveranno saranno destinate a dare «dei primi segnali» sugli impegni presi nel programma. Ma l'orientamento di politica fiscale sarà «selettivo», e per ogni settore andranno cercate compensazioni interne. Oggi intanto il consiglio dei ministri approva il quarto decreto Aiuti da 9,1 miliardi, che confermerà fino a fine anno il credito di imposta per le imprese e la riduzione delle accise sui carburanti. Mentre ieri, all'incontro con i sindacati a Palazzo Chigi, la premier Giorgia Meloni ha voluto ricordare che «non è una situazione facile quella che troviamo, ma la affronteremo. Siamo nel mezzo di una crisi internazionale sociale, c'è una crisi energetica in corso, un aumento dei costi delle materie prime, una inflazione vicina al 10%, salari per lo più inadeguati, pensioni di oggi basse, e quelle future che rischiano di essere inesistenti».

Nonostante la congiuntura stringa una tenaglia sulla legge di bilancio, che sarà pronta «al massimo tra tre settimane», assicura Giorgetti, il documento conterrà «misure di tregua fiscale che saranno un utile sostegno alla liquidità». I circa 21 miliardi a disposizione servono per rinnovare le attuali misure per l'emergenza energetica. Resta poi poco. Il quadro di finanza pubblica è difficile: «Le stime prefigurano una variazione negativa del Pil per l'ultima parte dell'anno» e per il 2023 «si prevede una variazione dello 0,3%, più contenuta rispetto a quanto ipotizzato a fine settembre».

I pilastri della politica economica del governo Meloni però sono chiari, e li elenca il ministro: si studia la fattibilità di una flat tax incrementale ma extra forfetario. Oltre all'estensione del tetto (da 65 a 85mila euro) per le partite Iva, anche una versione sull'incremento di reddito nel 2022 rispetto al maggiore dei redditi dichiarati nei tre anni precedenti, per «i titolari di redditi da lavoro o di impresa non aderenti al regime forfetario»: sembrerebbe dunque una riflessione anche per i lavoratori dipendenti.

C'è poi il taglio cuneo fiscale, di cui si è parlato anche con i sindacati. Quanto alle pensioni, su cui pesano di qui fino al 2025 circa 50 miliardi per effetto del meccanismo di indicizzazione all'inflazione, l'opzione di andare in pensione con 41 anni di contributi «non è esclusa ma ci dovrà essere qualche compensazione, può essere che qualche economia derivi dal Reddito di cittadinanza». Insomma si punta anche sui tagli al sussidio per recuperare risorse.

Si valuta anche l'introduzione di un premio fino a tremila euro da parte delle imprese che in esenzione totale di contributi e tasse vogliano aiutare i dipendenti contro il caro inflazione. Nel pacchetto di misure tributarie sono in arrivo peraltro interventi di tregua fiscale, con l'ipotesi di nuova rottamazione e stralcio per le cartelle fino a mille euro.

Sulla manovra chiede cautela l'Ufficio parlamentare di bilancio, per il rischio di ulteriori interventi sull'energia il prossimo anno. La chiede anche sul Pnrr, su cui Giorgetti è convinto che non sia possibile rispettare i tempi. C'è poi il nodo del Superbonus: sarà rivisto «in modo selettivo».

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