“Dal punto di vista politico, Renzi è geneticamente un bullo”. Enrico Mentana, intervistato dal Corriere della Sera, non usa mezzi termini parlando dell’ex premier.
“È un bullo, ma non più di altri sulla scena internazionale”, spiega perché “oggi, se hai una leadership e devi comandare in uno scenario in cui tutto è cambiato, sei bullo. Ma, soprattutto, sei bullo se hai scalato il partito dei dinosauri dal di fuori, se sei uno che ha voglia di comandare e ha coscienza di sé”. Ma, per Mentana “a leadership passa anche attraverso la capacità, che Renzi non ha più, di raccontare un progetto e far sognare. E che neanche il partito ha: qui siamo alla migliore gestione possibile dell’ordinario”. E ancora:“Sei bullo anche se comandi senza che vi sia il riconoscimento generale non solo che hai la voce più bella, ma anche più sentimento e interpretazione del canto. Sono troppo immaginifico?”.
Mentana, poi, ricorda che tutte le riforme fatte da Renzi sono state smontate pezzo a pezzo e “ora anche il jobs act è a rischio di referendum” e, pertanto, al momento, l’ex premier non è più visto come il candidato vincente.“Ora, ha in mano il partito, ma non vedi in lui ricette che guardano avanti”, dice il direttore del Tg La7 aggiungendo che Renzi, dopo una prima fase di governo quasi perfetta, “ha continuato a correre e correre, a cercare la scena internazionale, ma ha rallentato la capacità di analisi della realtà e la capacità riformistica. E non ha fatto nulla per i giovani”. “Il deficit di Renzi - spiega - è che non condivide, non attrae, non fa squadra. Ha un deficit di fiducia nei confronti del prossimo”. Questo non significa, però, che l’ex premier sia politicamente defunto.“Quante volte abbiamo dato per morto Silvio Berlusconi? Eppure, se la Corte di Strasburgo lo riabilita, come è possibile, e si vota nel 2018, potrebbe diventare premier”, profetizza Mentana disegnando uno scenario politico alquanto realistico.
“Ci sono tre forze più grandi delle altre, Cinque Stelle, Pd, Centrodestra. I Cinque Stelle non fanno alleanze e, se non c’è una legge maggioritaria, non possono governare da soli. Quindi – spiega - può governare solo un’alleanza fra Pd e moderati di centrodestra”. Dato che Grillo esclude un’alleanza con Salvini, l’unica possibilità per i Cinquestelle è avere l’appoggio esterno di leghisti e Sel. Una situazione impraticabile e, perciò, l’ipotesi più prevedibile è una grande coalizione Pd-Forza Italia dove “Berlusconi potrebbe dire ‘facciamo la staffetta, mezza legislatura faccio il premier io, mezza la fa uno del Pd’. Dunque, Renzi è morto? Non se, parlando di Berlusconi che ha 80 anni, è ipotizzabile vederlo ancora premier. Anche se non è né probabile né auspicabile un premier ottantenne”. Mentana, per quanto riguarda il Partito democratico, si chiede: “nel futuro, il Pd che sarà? Di centro? Di sinistra? Qual è la sua promessa? Vale anche per il centrodestra. I partiti sono strutture novecentesche, barcollano. È il momento degli outsider. Trump rappresenta i repubblicani o è un uomo forte alternativo all’establishment?”.
Su Grillo, che ha minacciato di querelare dopo il suo post sulle giurie popolari per i giornalisti, dice che improvvisa ogni giorno la sua linea politica“nel tentativo di dare una risposta d’ordine a un problema che emerge quando, non l’ultimo peone, ma parlamentari importanti mettono in discussione la linea del movimento”. Il governo Gentiloni, per Mentana, è come “l’effetto-bar”. "Quando tu corri tanto, corri , corri, fai la maratona e bevi dalla borraccia al volo, poi ti fermi e vai al bar e uno e ti chiede cosa vuoi, dici 'che bello'. L’effetto - bar di Gentiloni è questo. Con Renzi si è corso, Gentiloni è uno che non ti pone ogni mezza giornata il dilemma se seguirlo o no. Cos’ha dichiarato Gentiloni oggi? Niente. Che pace”.
Al di di queste battute Gentiloni viene descritto come una persona per bene, intega “sempre uguale a se stesso, disponibile e gentile, che sia in auge o no”, mentre la differenza tra Renzi e Berlusconi, Mentana la spiega così: “A tutti e due piace piacere, ma il sottotesto di Berlusconi è ‘io sono bravo e non odio nessuno’, quello di Renzi è ‘io sono bravo e gli altri sono dei coglioni’. È il diverso approccio di uno che ha comandato molto e di uno che voleva andare a comandare”.
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