Ursula Von der Leyen mette nero su bianco il programma per la prossima legislatura europea in un documento di trenta pagine intitolato Europe's Choice in cui definisce le linee politiche del suo secondo mandato da presidente della Commissione Ue. Il risultato è un testo che si potrebbe riassumere nella formula (non ossimorica per quanto possa sembrarlo) di «continuità nella discontinuità». Continuità su alcuni dei pilastri del suo primo mandato «abbiamo ottenuto molti risultati insieme, dal Green Deal europeo alla NextGenerationEU, al Patto sulla migrazione e l'asilo e all'attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali. Dobbiamo e vogliamo mantenere la rotta su tutti i nostri obiettivi, compresi quelli stabiliti nel Green Deal europeo», discontinuità su temi come l'attenzione all'industria europea, la sburocratizzazione e una maggiore centralità del Mediterraneo.
Al centro delle sue guide politiche c'è «un piano per la prosperità e la competitività sostenibile dell'Europa» basato su «un nuovo approccio alla politica di concorrenza» con l'obiettivo di «rendere le attività commerciali più facili e veloci in Europa», da qui la proposta di «rinnovare l'accordo interistituzionale sulla semplificazione e sul miglioramento della legislazione».
La prima forte proposta di Ursula Von der Leyen è quella di un «nuovo accordo industriale pulito» da realizzare nei primi cento giorni di mandato concentrandosi «sul sostegno e sulla creazione delle giuste condizioni per le imprese per raggiungere i nostri obiettivi comuni». L'accordo servirà a preparare la strada per l'obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% per il 2040 che verrà inserito nella legge europea sul clima, in tal senso «presenteremo una legge sull'acceleratore della decarbonizzazione industriale per sostenere le industrie e le aziende nella transizione». La sensazione, leggendo i passaggi sui temi ambientali, è quella di mantenere obiettivi e impianto del Green Deal ma con una maggiore attenzione al mondo delle imprese.
Proprio sui temi economici nel documento programmatico si sottolinea la necessità di maggiore attenzione alla cyber sicurezza e l'istituzione di un Consiglio europeo per la ricerca sull'Intelligenza artificiale da realizzare di pari passo con una strategia europea per l'Unione dei dati. Si sottolinea inoltre la necessità di una commissione con un forte orientamento agli investimenti anche grazie a «un nuovo Fondo europeo per la competitività». Tali investimenti andranno orientati anche sul tema della difesa e della sicurezza europea con un'attenzione particolare per la sicurezza dell'Ucraina dove investire anche sulla ricostruzione.
Il supporto all'Ucraina viene ripreso anche nella parte del documento dedicata una Global Europe in cui, oltre a sottolineare la questione russa e il ruolo di nazioni come l'Iran e la Corea del Nord, ci si sofferma sulla Cina: «la posizione più aggressiva e la concorrenza economica sleale della Cina, la sua amicizia senza limiti con la Russia e le dinamiche del suo rapporto con l'Europa riflettono il passaggio dalla cooperazione alla competizione». C'è spazio anche per la necessità che l'Europa giochi un ruolo attivo nel Medio Oriente cercando di arrivare a una soluzione del conflitto a Gaza, da qui la constatazione che «siamo entrati in un'epoca di rivalità geostrategiche».
Economia, sicurezza, geopolitica sono ambiti che non possono essere distinti tra loro, per questo occorre realizzare una «nuova politica estera economica» basata sulla necessità di «approfondire le nostre relazioni su minerali e materie prime». L'attenzione all'ambito militare (questa è una grande differenza rispetto alla precedente legislatura che iniziò prima della guerra in Ucraina) si concretizza «nella costruzione di una vera Unione europea della difesa». Per farlo verrà nominato un Commissario per la Difesa e istituito un fondo europeo per la difesa che dovrebbe operare in un mercato unico europeo. Il tema della sicurezza riguarda però anche quella interna e in tal senso occorre «una nuova strategia europea di sicurezza interna» contro la criminalità. Occorre inoltre «controllare i confini» e, per far sì che ciò avvenga, «proporrò di triplicare il numero delle guardie di frontiera e costiere europee, portandolo a 30.000 unità».
Nel documento si rivendica inoltre il Patto sulla migrazione e asilo attraverso una strategia europea che intensifichi «il sostegno agli Stati membri anche attraverso investimenti nel nostro prossimo bilancio a lungo termine» e si sottolinea la volontà di un «nuovo Patto per il Mediterraneo» attraverso cui intensificheremo il nostro lavoro sui rimpatri, sulla prevenzione della migrazione clandestina e combattere il contrabbando di esseri umani garantendo «una maggiore trasparenza nei confronti del Parlamento europeo». L'attenzione al Mediterraneo verrà garantita anche attraverso un nuovo commissario ad hoc che si concentrerà «su investimenti e partenariati, stabilità economica, creazione di posti di lavoro energia, sicurezza, migrazione e altre aree di interessi reciproci, nel rispetto dei nostri valori e principi» rappresentando «un chiaro segnale politico di partenariato in un mondo più contestato e instabile». Sui temi migratori si tratta della volontà di proseguire con un percorso avviato nella seconda parte della scorsa legislatura che ha segnato un cambio di passo rispetto alle iniziali politiche migratorie dell'Ue. La Von der Leyen si sofferma poi su un nuovo bilancio europeo che non può prescindere dal «rispetto dello stato di diritto» definito un «must per i fondi dell'Ue».
Il documento programmatico si conclude con la necessità di «un ambizioso programma di riforme» tra cui «continuare a dare seguito alle conclusioni della Conferenza sul futuro dell'Europa» e con l'apertura alla revisione dei trattati. Difficile dire se la maggioranza Ursula 2.
0 riuscirà a realizzare tutte le proposte inserire nel programma, la sensazione è che si tratti di un documento politico in cui bilanciare le varie anime della maggioranza tenendo anche in considerazione le richieste dei verdi che hanno dato il proprio sostegno a Ursula Von der Leyen.
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