Merkel, ultima serenata. Addio e onori militari (a ritmo di musica punk)

Cerimonia di congedo a Berlino: "Grazie per la fiducia". E sceglie una canzone di Nina Hagen

Merkel, ultima serenata. Addio e onori militari (a ritmo di musica punk)

Chi scrive ne ha fatto a suo tempo esperienza diretta, e ha un ricordo piuttosto agghiacciante della Neue Deutsche Welle l'ondata punk degli anni Settanta-Ottanta in Germania che è assai generoso definire musicale - e di Nina Hagen in particolare. Una cantante dal look studiatamente inquietante nata a Berlino Est e tollerata per qualche tempo nella defunta Ddr fino a quando non diventò, per la generazione nata negli anni Cinquanta e Sessanta al di là del Muro, un simbolo di qualcosa che somigliava alla ribellione: a quel punto, preferì riparare all'Ovest.

Di quella generazione di tedeschi orientali, essendo nata nel 1954, faceva parte anche Angela Merkel, la Cancelliera uscente della Germania riunificata da Helmut Kohl che ieri è stata salutata in pompa magna dalla banda dell'esercito tedesco. La cerimonia del Grosse Zapfenstreich, che affonda le sue radici addirittura nel XVI secolo, è il massimo onore che le forze armate tedesche concedono a un civile. Si svolge dopo il tramonto, con una sfilata alla luce delle torce, e la Merkel ha avuto la possibilità di far inserire tre brani di sua scelta nella colonna sonora degli onori che le sono stati tributati ieri sera nel cortile del ministero della Difesa, alla presenza del capo dello Stato Frank-Walter Steinmeier: tra questi, il classico successo di Nina Hagen «Du hast den Farbfilm vergessen». E immaginiamo i pensieri dei serissimi musicanti in divisa nell'eseguire con ottoni e tamburi, oltre all'inno nazionale, un pezzo punk del 1974 che rappresenta l'opposto dello spirito di quella cerimonia solenne.

In realtà, questa scelta non è così sorprendente. Prima di tutto perché per un grande politico al passo d'addio un riferimento musicale al proprio passato giovanile è del tutto legittimo, e non è colpa di nessuno se negli anni Settanta questo passava il convento della Germania Est. Poi perché il brano della Hagen, ancorché irrituale, contiene un voluto messaggio di incoraggiamento alle donne, come l'altro di Hildegarde Knef scelto dalla Cancelliera (il terzo è un inno religioso, scelta logica per la figlia di un pastore protestante). E infine perché Angela Merkel ha già da tempo inviato chiari segnali su come intenda recuperare, da pensionata di lusso, quel «self» che sedici anni di ruolo istituzionale al vertice l'avevano costretta a reprimere: per esempio quando ha chiarito che la prima cosa che intende fare da libera cittadina sarà Covid permettendo un lunghissimo viaggio in auto «coast to coast» in Usa in compagnia delmarito e della musica di Bruce Springsteen.

In tutto questo, è giusto ricordare che ieri sera, prima della cerimonia in suo onore, la Cancelliera uscente ha anche tenuto un discorso ufficiale.

Niente di memorabile («Grazie per la fiducia, oggi provo innanzitutto gratitudine e umiltà di fronte all'incarico che così a lungo ho tenuto»): le parole importanti, ieri, Angela Merkel le aveva pronunciate qualche ora prima alla fine della conferenza Stato-regioni, parlando del disastro Covid in Germania e annunciando misure di contenimento molto severe. Purtroppo, in questo momento, il vero protagonista è il virus, non lei e neanche Nina Hagen.

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