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Merz "benedice" la visita di Meloni alla Casa Bianca. L'ok di von der Leyen e le bizze di Macron

Telefonata tra la premier e il cancelliere Parigi: unità Ue a rischio. Giorgia ai suoi: i francesi vogliono che tratti solo l'Eliseo

Merz "benedice" la visita di Meloni alla Casa Bianca. L'ok di von der Leyen e le bizze di Macron
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Al quinto giorno di crollo delle borse di tutto il mondo, Donald Trump ci ripensa, annuncia «una pausa di 90 giorni» ai dazi e, di fatto, apre le porte del dialogo. Tutta l'Europa tira un sospiro di sollievo e con lei anche la premier italiana Giorgia Meloni, attesa giovedì prossimo alla Casa Bianca per un bilaterale con il presidente americano in cui si parlerà proprio di dazi. In un clima che da ieri pomeriggio sembra essere meno esplosivo, tanto che il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani definisce quella di Trump una «decisione positiva» che può «favorire il negoziato». Anche se, ovviamente, la questione è tutt'altro che risolta, perché ci sarà da capire dove davvero vuole arrivare l'ex tycoon e cosa realmente chiede all'Europa (soprattutto in chiave anti-Cina).

Meloni sarà nello Studio Ovale nella sua veste di presidente del Consiglio italiano, ma sonderà umori e richieste di Trump anche per conto dell'Ue. D'altra parte, non è un mistero che Bruxelles fatichi a interagire con la nuova amministrazione Usa, tanto che Ursula von der Leyen non ha ancora avuto occasione di un incontro faccia a faccia con The Donald. E proprio da Palazzo Berlaymont filtra il sostegno della presidente della Commissione all'iniziativa di Meloni. Perché «qualunque contributo è benvenuto». E quella di von der Leyen - che nelle ultime 48 ore ha avuto occasione di sentire la premier italiana - è di fatto la linea del Ppe e pure della nuova Germania del cancelliere designato Friedrich Merz. Che due giorni fa ha avuto un colloquio telefonico con Meloni per un primo giro d'orizzonte sul tema dazi. Anche la Germania - che, è stato deciso ieri, avrà di nuovo un ministro degli Esteri della Cdu dopo quasi 60 anni - vede insomma di buon grado la trasferta americana della premier. Tanto che Manfred Weber, presidente del Ppe e tedesco pure lui come von der Leyen e Merz, lo dice in chiaro: «Accolgo con favore tutti i tentativi di parlare con Trump. Meloni e Tajani lavorano per difendere gli interessi dell'Europa».

D'altra parte, nonostante le origini tedesche del nonno paterno Frederick Drumpf (poi americanizzato in Trump), il nuovo inquilino della Casa Bianca non ha affatto un buon rapporto con la Germania. A cui oggi, dunque, può far gioco che ci siano altri soggetti in grado di trattare per conto dell'Ue e, quindi, anche di Berlino. Con il nodo delicatissimo della Cina, secondo partner commerciale della Germania e principale obiettivo nel mirino di Trump.

È a Parigi, invece, che non vedono troppo di buon grado la visita di Meloni. Al punto che il ministro dell'Industria francese Marc Ferracci arriva a definirla un «rischio per l'unità europea» perché la premier potrebbe «giocare da sola». Un autogol gigantesco, tanto che in serata la portavoce del governo francese Sophie Primas è costretta a precisare che Parigi «non è preoccupata» e «tutte le voci che permettono un dialogo con gli Usa sono le benvenute». Non prima, però, che in Italia la polemica abbia fatto clamore. Meloni ovviamente non commenta, ma in privato ironizza con più di un interlocutore. Va bene solo se è Macron a incontrare Trump e a parlare come Europa, è il senso del ragionamento. Che, non a caso, esplicita Tommaso Foti. «Come mai - si chiede il ministro per gli Affari europei - quando il presidente Macron si reca a Washington tutto sembra andare bene, mentre quando è Meloni ad andare, invece no? Rispetto e reciprocità, cari amici francesi. Non ci sono nazioni di serie A e nazioni di serie B».

La trattativa «è di competenza esclusiva della Commissione», ma «noi possiamo aiutare l'Ue cercando di far sì che i negoziatori americani abbiano un atteggiamento positivo», spiega Tajani, che è pure vicepresidente del Ppe. Insomma, dice, sarà questo che «con la schiena dritta» farà Meloni.

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