La messa è finita: tre italiani su quattro non vanno in chiesa

A salvare piccole e grandi parrocchie restano soltanto gli anziani: sono il 40% dei fedeli

La messa è finita: tre italiani su quattro non vanno in chiesa

Roma - Don Gabriele da 25 anni presta servizio tra i residenti di Corviale, alle periferie occidentale della Capitale. Se provate a chiedergli perché la parrocchia di San Paolo della Croce è sempre mezza vuota, allarga le braccia, sorride di un sorriso amaro, e risponde: «Qui non è che manca la fede. Qui il problema è che c'è troppa modernità e troppo cemento». I pochi residenti che frequentano le messe preferiscono prendere un autobus (anche se per la maggior parte di loro, vista l'età, è un sacrificio) e andare a prendere la comunione a San Girolamo, verso la Portuense, con la sua aria rassicurante fatta di tetto spiovente e facciata a cortina.

Ci sono tanti motivi, però, che tengono i fedeli lontani dalle chiese e dalle funzioni religiose. Non è soltanto una questione architettonica - come nel caso di Corviale dove i residenti del Serpentone si rifiutano praticamente di entrare in una chiesa che con il suo disegno moderno e con quella cornice di pesante cemento armato ricorda troppo i loro «rifugi» dai quali non riescono a evadere se non in sogno. Il sito #truenumbers analizza per esempio i dati forniti dall'Istat e consente di osservare la progressione di un fenomeno che sembra destinato a spopolare nei prossimi lustri i luoghi di culto. Se nel 2007 una persona su tre (esattamente il 33,43 per cento) dichiarava di frequentare luoghi di culto almeno una volta alla settimana, oggi la percentuale è scesa al 27,5%, minimo storico degli ultimi dieci anni. Altro che «effetto Bergoglio»! Papa Francesco, così popolare e apprezzato, sembra non sortire alcun effetto positivo sulla pratica religiosa degli italiani. Insomma, mentre rimane stabile il numero di coloro che continuano a professarsi cattolici non praticanti, diminuisce progressivamente il numero di coloro che almeno la domenica si recano in una chiesa o in parrocchia per assistere alla funzione religiosa.

La presenza nei luoghi di culto, in buona sostanza, è arrivata proprio sotto Bergoglio ai minimi storici. Dai dati Istat si ricava che oggi (l'aggiornamento è alla fine del 2016) entra in chiesa almeno una volta alla settimana poco più di una persona su quattro. Pochi, molti? Il punto è che sono sempre meno: negli anni del pontificato di Benedetto XVI la partecipazione si è sempre tenuta oltre il 30 per cento mentre è arretrata con Francesco. D'altro canto aumentano quelli che non mettono mai piede in chiesa, neppure la domenica: erano il 18,2% nel 2007 e sono il 22,7 oggi. La diaspora più consistente, però, riguarda il mondo giovanile. Nel segmento di età compreso tra i diciotto e i 24 anni, si è perso una fetta del 30 per cento di fedeli «osservanti», mentre la flessioni è più contenuta tra i 25 e i 29 anni (-20%) per poi tornare ad aumentare nella fascia di età tra i 55 e i 59 anni (30%). Il calo più ridotto è nella fascia di età tra i 40 e i 50 anni (10%). Nonostante la fatica di aspettare un autobus sotto casa, con tutte le scomodità del caso, i parrocchiani di don Gabriele a Corviale si armano di pazienza e si spostano fino alla chiesa di San Girolamo. La stragrande maggioranza è composta da anziani. Sono loro, d'altronde, come ci raccontano i dati Istat, a salvare le messe. Vanno in chiesa ogni domenica il 40% degli anziani, rispetto al 25% di quanti hanno un'età compresa tra i 45 e i 60 anni, rispetto ancora al 15% circa dei giovani tra i 18 e i 29 anni.

Oggi che tutti gli occhi sono puntati sulla corsa all'Eliseo, val la pena ricordare che Oltralpe le cose

vanno anche peggio. Un anno fa ebbe un'eco molto ampia sui media la notizia che negli ultimi dieci anni si è «perso» un migliaio di luoghi di culto, trasformati in esercizi commerciali, biblioteche e persino in fast food.

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