Messaggio dalla Sicilia: 5s ko, la Lega non sfonda. Il centrodestra è avanti

Salvini festeggia il 10% a Caltanissetta, dove in realtà ha solo ostacolato la vittoria dei moderati

Messaggio dalla Sicilia: 5s ko, la Lega non sfonda. Il centrodestra è avanti

Chissà se un giorno diventeranno bellissime, tanto per parafrasare il simpatico nome della lista del governatore siciliano, Nello Musumeci. Ma per ora proprio no, belle non sono. Bruttine e neppure vincenti, Lega e 5s, «gemellate» in Sicilia da un risultato assai al di sotto delle aspettative nei 34 comuni al voto, tra i quali un solo capoluogo (Caltanissetta).

Quel che dicono i risultati è tutt'altro, rispetto ai proclami di vittoria dei due vicepremier, entrambi stabilmente a comiziare nell'Isola dimenticando i loro doveri di governo da almeno una settimana. E ieri pronti a «consolarsi con l'aglietto», come si dice a Roma (forse «col cannolo», nella versione sicula?). Lontani i tempi nei quali spadroneggiava il M5s di Grillo nuotatore dello Stretto; lontana dal risultato atteso anche la Lega, che in molti centri ha voluto misurarsi da sola, proprio per testimoniare la propria autosufficienza dal centrodestra. Ma l'elettorato siciliano ha certificato il contrario: che senza Forza Italia il Carroccio non va da nessuna parte. Non sfonda, e misere sono le percentuali di lista reali: dal 10%, punta massima di Caltanissetta, al 6% di Castelvetrano. Se n'è accorto Di Maio, che su questo ha fondato la contentezza per la tenuta del M5s e pizzicato nel vivo le ferite salviniane: «Se non va in coalizione, la Lega sta sempre sotto il M5s».

Ma allora su che cosa fonda la propria soddisfazione, il capo leghista? «Solo parlare di una scelta del genere qualche anno fa sarebbe stato fantascienza», dice Salvini, e non gli si può dare torto perché qualche anno fa in quella che chiamava «Terronia», considerandola inavvicinabile, forse non gli avrebbero consentito neppure un comizio. «Avere i candidati della Lega al ballottaggio per diventare sindaci a Gela e a Mazara del Vallo, vincere a Motta Sant'Anastasia e prendere percentuali a doppia cifra a Caltanissetta, a Monreale, a Bagheria, è una cosa emozionante», aggiunge. Duole dover spegnere tanto batticuore: calandosi nel dettaglio, infatti, si scopre che a Caltanissetta il pur lusinghiero 10% ha solo frenato la possibilità di vittoria al primo turno di un centrodestra al 37% (al ballottaggio ci sarà il M5s, al 20, con un Pd senza simbolo «imballato» al 18). A Gela, invece, la Lega ha schierato un candidato noto per essere ex referente di Libera di don Ciotti (che ieri l'ha pure sconfessato, facendo trapelare irritazione per l'utilizzo politico di un'attività sociale). Se la vedrà con l'inedita alleanza Forza Italia-Pd, subito ribattezzata «Patto del Nazareno» da Giorgia Meloni (il suo Fdi non è andato male e anzi, in molti casi, ha superato la Lega). Più emblematico il ballottaggio raggiunto a Mazara, dove in realtà si sono scontrate due liste civiche, una delle quali appoggiata dalla Lega (la cui lista è a un modestissimo 8,4%).

Se dal laboratorio siciliano si può trarre una lezione nazionale, perciò, è quella di un voto assai diffidente verso i partiti, soprattutto quelli di governo: l'elettore che abbandona le chimere dei 5s non per questo imbraccia la mitraglietta salviniana.

Il voto si concentra su liste civiche e personalità di spicco. E se Fi si dimostra «viva e vegeta», oltre la doppia cifra, il Pd - che si aggiudica Bagheria e Aci Castello - deve rinunciare al proprio simbolo per tornare competitivo.

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