Siamo qui a prendercela con un pallone gonfiato, che non è Lionel Messi ma quello che l'asso del Barcellona rappresenta: un mondo al di fuori della realtà. Un pianeta che non vuole adeguarsi alla vita reale e comincia ad essere un pugno nello stomaco: altro che romantico pallone. L'economia del football non regge, il mercato fatto di scambi accompagnati da un pagherò disegna il rosso del bilancio. C'è un discorso sociale che chiede il passo. Il giornale spagnolo El Mundo ha svelato che il re del Barcellona, uno dei migliori giocatori odierni (non il migliore della storia: ne avrà almeno 6-7 davanti) ha firmato nel 2017 un contratto che, in 4 anni, avrà portato nella sua cassaforte 555.237.619 euro, migliaio più migliaio meno grazie a clausole di fantasiosa e irritante inventiva: ci sono pure il premio fedeltà e la una tantum per aver accettato l'ingaggio. Sono circa 139 milioni all'anno. Un bravo manager di azienda guadagna cifre intorno ai 200 mila euro all'anno: fate voi. Non c'è asso dello sport che gli stia dietro. Ma non c'è stipendio di tal genere che valga l'assunzione di un asso dello sport. LeBron James, l'ultimo fenomeno del basket incassa 97 milioni di dollari annui (sponsor inclusi), Cristiano Ronaldo 60 milioni di euro lordi (31 netti) che, per 4 anni, fanno 240 (ai tempi, la Juve aggiunse 105 milioni di cartellino e 12 per le commissioni), il brasiliano Neymar segue Messi con 36 milioni netti annui.
Per dare un'idea su bolle e bollicine di questo calcio oversize, prendete la serie A: gli ingaggi della stagione 2020-2021 assommano a 1288 milioni, hanno subito un taglio del 5% causa effetto Covid. Eppure c'è chi fatica a pagare gli stipendi. Sarà pur vero che un uomo senza quattrini è un morto che cammina, ma qui c'è un mondo che non intende più il valore del quattrino: un altro tipo di morte. Il contratto di Messi è una sberla ad un universo che oggi sta male, impoverito e infiacchito dal virus, gente che chiude bottega, industrie che faticano. Val mai tanto spreco di danaro per uno che tira calci al pallone? E che, fra l'altro, da quando ha firmato il rinnovo di contratto ha vinto solo due campionati, una coppa e una supercoppa di Spagna. Va soggiunto che l'argentino gioca in Spagna dal 2004 e sono fioccati 10 scudetti e 4 Champions: comunque ben compensate.
E qui sono due facce della realtà: il giocatore che spreme le casse societarie fin dove gli vien consentito e l'investimento che meriterebbe il licenziamento dei manager del Barcellona, perché non ha nemmeno portato la rendita prevedibile: leggi successo in Champions. Direte: se il calcio cominciasse a ritornare nelle realtà? Non c'è risposta. Da decenni il pallone predica per un rientro in termini economici più accessibili. Poi se ne dimentica. Basta che arrivi uno sceicco e Messi ha già trovato un altro filone d'oro. Qualcuno potrà sostenere che se lo sport fa male, il pallone fa peggio. Ma non è solo colpa di un campione che intasca e, magari, fa smorfie se non gli pagano lo stipendio con regolarità, causa problemi di liquidi. Il Barcellona, per esempio sta sprofondando nei debiti, circa un miliardo e 130 milioni, causati da ingaggi che succhiano trequarti degli introiti, nonostante abbia uno dei più potenti azionariati che il mondo del pallone ricordi. Nel 2017, alla firma del rinnovo di contratto dell'argentino, erano 143.855 soci ma con peso specifico in calo: portavano solo 18 milioni di ricavi su un fatturato di 708 milioni. Oggi va peggio. Dunque Messi sarà pure un ingordo, ma i gestori del Barcellona assolutamente imbarazzanti. Dove sta il problema? Il calcio si nutre di miti e passioni, i dirigenti temono le piazze, il pallone di vertice spinge ad operazioni contro natura: i padroni cinesi dell'Inter se ne sono accorti e stanno battendo in ritirata. Eppure proprio il Barça ha dimostrato di non perdere tifo e passione pur disfandosi a tempo debito di grandi campioni: Maradona, Ronaldo, Ronaldinho, Romario.
Messi lo sta facendo sprofondare ed ora i protagonisti della novela si lamentano, strepitano: chi ha svelato l'essenza del pezzo di carta? Lionel vuol portare in tribunale il presidente Bartomeu e altre quattro persone che conoscevano il contratto. Ma domani è un altro giorno: palla al centro e fuori i soldi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.