«E io qua bloccato con le quattro gomme a terra, cioè a terra nel senso non di bucate. Sull'asfalto. Non si muove per le commemorazioni di sta minchia». A parlare è Matteo Messina Denaro bloccato nella sua Giulietta nera in autostrada in direzione Palermo. Era il 23 maggio 2022 e le commemorazioni sono quelle in ricordo della strage di Capaci del 1992, una carneficina voluta proprio da lui e per la quale è stato condannato all'ergastolo in primo grado come mandante ed è in corso il processo di appello a Caltanissetta.
Non lo cita neanche il giudice Giovanni Falcone, che fu ucciso insieme a quelli che, probabilmente, per il capomafia furono solo morti correlati e inevitabili: la moglie del magistrato, Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonino Montinaro. Gente sacrificabile per raggiungere lo scopo: eliminare il nemico che stava ostacolando Cosa nostra. Il padrino condivise quest'audio, che è stato diffuso dai carabinieri del Ros, in una chat di gruppo su WhatsApp insieme a una foto dell'auto che si trovava davanti alla sua, in fila. Sono in corso indagini, per cui non trapela nulla sui componenti della chat. L'ex primula rossa utilizzava regolarmente WhatsApp per comunicare con alcune pazienti oncologiche della clinica La Maddalena, che stavano effettuando lo stesso suo percorso per contrastare il tumore. Nell'audio registrato in autostrada ha un tono così sprezzante da lasciare profondamente scossi. La malattia non lo ha cambiato. Ama se stesso, per questo chiede ai medici del carcere dell'Aquila di dargli le cure migliori. Ma non è pentito prova ne è l'audio - per il dolore che ha causato, per le vite che ha stroncato. Eppure chi lo ha conosciuto negli ultimi tempi è pronto a giurare di non avere sospettato nulla. Dagli audio inviati alla donna (anche lei malata oncologica) che ha intrattenuto con lui una relazione per un anno e mezzo, ad esempio, emerge un uomo presente, che vuole darle conforto. L'audio registrato in autostrada prosegue con un Messina Denaro che fa pure il simpatico condividendo una confidenza che riguarda la madre. Lei vuole al funerale la Radetzky March e lui dice che va accontentata, sempre che morirà prima lei. «È un tipo estroso» - dice parlando della madre «magari ho preso un po' da lei». La chiusa è degna dell'inizio dell'audio: «Qua mi sono rotto i cogl. di brutto».
Le parole del padrino di Castelvetrano affondano il coltello in una ferita che resterà per sempre sanguinante in Maria Falcone, sorella del giudice ammazzato: «L'audio conferma la vera e profonda natura dell'uomo . È un criminale senza scrupoli, sanguinario e ben lontano da qualunque ravvedimento e rassegnazione».
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