La maggioranza degli italiani boccia lo sciopero dei dipendenti pubblici. Come è noto, è stata promulgata per mercoledì (forse non casualmente subito dopo una giornata festiva e, per molti, dopo un «ponte») una astensione dal lavoro per tutti i dipendenti pubblici: i sindacati hanno infatti giudicato insufficiente lo stanziamento previsto nella manovra economica di fine anno per il rinnovo contrattuale, ritenendo che i soldi destinati all'aumento delle retribuzioni non bastino.
Lo sciopero è stato subito largamente criticato, sia perché, come ha dimostrato l'Osservatorio Conti Pubblici Italiani, diretto da Carlo Cottarelli, le retribuzioni dei dipendenti pubblici italiani sono in linea con quelle degli altri paesi avanzati e non si distanziano eccessivamente da quelle dei privati, sia, specialmente, perché i dipendenti pubblici sono stati tra le categorie più garantite in questo periodo di difficoltà e la situazione attuale non appare la più adatta per una protesta di tipo economico. Mentre molti lavoratori autonomi e anche molti dipendenti privati hanno visto notevoli decurtazioni di reddito e, spesso, minacce alla stabilità del posto di lavoro, i dipendenti pubblici hanno avuto garanzia di remunerazione e impiego. Ma, nonostante la diffusa disapprovazione e malgrado una convocazione dell'ultim'ora da parte della Ministra della PA, i sindacati hanno confermato lo sciopero.
Tuttavia, come si è detto, l'opinione pubblica, nella sua maggioranza, non è d'accordo. Lo mostra un sondaggio condotto ieri su un campione rappresentativo degli italiani oltre i 17 anni dall'Istituto Eumetra (per conto della trasmissione «Quarta Repubblica» condotta da Nicola Porro). Il 51% dei rispondenti dichiara «ingiusto lo sciopero». Ma non tutti i restanti sono invece d'accordo. Approva infatti l'astensione dal lavoro il 37%, mentre il 12% non vuole o non sa esprimere un parere. Questi esiti appaiono sostanzialmente simili in tutte le regioni d'Italia, dal Nord al Sud.
Osservando più da vicino le caratteristiche di chi supporta le opposte posizioni, si prospettano due fenomeni significativi:
a) Il dissenso nei confronti dello sciopero si accentua notevolmente al crescere dell'età. I più giovani sono cioè relativamente più d'accordo, mentre le generazioni successive lo sono progressivamente di meno; tra chi ha superato i 55 anni solo il 19% giustifica l'iniziativa sindacale.
b) L'astensione dal lavoro viene ritenuta errata dalla maggioranza degli elettori di tutte le forze politiche, nessuna esclusa, in modo trasversale. Particolarmente significativa è la posizione dei votanti per il Pd, forza considerata spesso vicina al mondo sindacale, ove il 34% si dichiara favorevole allo sciopero e il 55% contrario. Ma un risultato simile si rileva anche tra gli elettori del M5S.
Insomma, il quadro
appare definito e sostanzialmente unanime: la maggioranza degli elettori, perfino al di là della loro posizione politica, ritiene ingiusto lo sciopero dei dipendenti pubblici. Che si conferma come una iniziativa sbagliata.
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