Una legge che si occupa di cultura non può portare il nome di Gasparri. Chi lo ha detto?
( Maurizio Gasparri finge di non ricordare ). «Qualche sventurato di Pontassieve o di Rignano sull'Arno. Mi aiuti... Marco, Matteo, Renzo, qualcosa del genere».
Renzi. Matteo Renzi.
«E che mestiere fa?»
Il premier.
«Si, ora ricordo. Lo disse da Lucia Annunziata. L'arroganza non paga mai. Adesso se non sbaglio il nuovo Cda Rai verrà eletto con la vituperata legge Gasparri».
Vituperata?
«Per forza. Quando dici legge Gasparri non puoi non dire vituperata. È così da quando è nata. Sospetto che in alcune redazioni ci sia il correttore automatico. È come quando scrivi sa sul telefonino e subito compare sto arrivando . Se fai legge Gasparri ti appare vituperata. Non c'è nulla da fare».
Le leggi cattive non muoiono mai.
«Quelle buone non muoiono. Un noto imitatore diceva: “Gasparri non l'ha scritta e non l'ha letta“. Risate registrate. Adesso a me invece fa più ridere Renzi che promette la Bbc e sogna TeleMatteo».
Meglio la lottizzazione?
«Renzi caccia i partiti dalla Rai e ci mette il governo. Non è peggio?».
Non si fida del super amministratore delegato?
«No, a quel punto preferisco il pluralismo. E poi non si può fare».
Perché?
«Ci sono 4 sentenze della Consulta. Il Parlamento deve prendersi cura della tv di Stato. Renzi naturalmente non lo sa. Ma può trovarle: 1974, 1989, nel 2008 con un'ordinanza e ancora nel 2009. La lotta ai partiti in nome di uno solo è un atto di palese ipocrisia, oltre che di evidente incostituzionalità».
Lo ammetta, Gasparri difende la legge per vanità.
«Per niente. Sono pronto a votare una legge migliore. Ma le leggi bisogna saperle scrivere, non improvvisarsi legislatori. Non è questa le legge a cui tengo di più. Sono più legato a quella che inasprisce le pene per i capi mafiosi».
La legge Gasparri è statalista.
«In che senso?».
Una tv di Stato sarà sempre politica. Privatizziamola.
«Sono favorevole. Infatti nella mia legge è prevista la quotazione in borsa, la cessione di quote sul modello Eni o Enel e la cessione di rami d'azienda. La Rai ha 13 canali, da Yoyo a RaiCinema. Le norme ci sono. La verità è che tutti i governi, di destra e di sinistra, non hanno mai avuto voglia di privatizzare. La colpa non è della legge, ma della volontà politica. La Rai fa comodo a tutti: ai partiti, a chi ci lavora, a chi telefona per dirigerla».
Mai raccomandato qualcuno?
«Non sono ipocrita. Non faccio quello che dice io mai . L'importante è non sostenere un asino. C'è la fila di gente che vuole parlarti. La verità è che nel 99,9% le segnalazioni non servono. Nessuno ti ascolta. Anche ora, per le nomine, è tutto un giro di telefonate».
I nomi.
«A me non ha telefonato. Ma so che Giovanni Minoli si sta dando molto da fare. Il problema è che la moglie, Matilde Bernabei, è presidente della Lux Vide che vende programmi alla Rai. Non è il caso.
Il candidato di Gasparri?
«Il padre di Matilde».
È una provocazione.
«Ettore Bernabei ha fatto per quasi 15 anni una grande Rai. A uno così davvero affiderei tutto».
C'è una sorta di patto del Nazareno sulla Rai?
«No. Ma Renzi deve ricordarsi che il nuovo presidente Rai va eletto in Vigilanza con il quorum dei due terzi. È una norma saggia: serve a tutelare le minoranze».
Alla fine Gasparri batte Renzi.
«Ha vinto la mia legge, migliore della riforma renziana. Questo me lo hanno riconosciuto anche i miei avversari. Mi ha chiamato Lucia Annunziata, lo ha scritto Carlo Rognoni sul Secolo XIX e perfino Giovanni Valentini su Repubblica. Il mio lavoro in questi mesi è stato ribadire che la riforma non si può fare per decreto, che non si può mettere la fiducia, che il governo non può fare atti di teppismo. Il metodo è importante. E devo dire che mi rassicura in questo Mattarella. Il presidente certe acrobazie non le consente. E Renzi lo sa».
Ma lei non è stanco di fare politica? Non si fa rottamare?
«Non ci penso assolutamente. Ci sono troppi dilettanti e improvvisatori. La riforma sgangherata della Rai è uno dei tanti esempi».
C'è un programma Rai da dedicare a Renzi?
« Non è mai troppo tardi. Il maestro Manzi faceva miracoli».
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