La morte è il mistero più grande della vita di ogni essere umano. Un ragazzo che muore è uno strazio per familiari e amici. Lo strazio è mille volte di più se a morire è un 14enne affetto da una malattia cardiaca che attendeva da tempo di sottoporsi al trapianto di cuore e che ha perso la vita prima che arrivasse l'organo per lui.
So cosa significa aspettare un cuore compatibile perché sono un uomo di 41 anni che 24 anni fa ha avuto la fortuna di essere trapiantato al Bambino Gesù di Roma. Allo stesso tempo, però, ho avuto anche la sfortuna di veder morire dei neonati prima dell'arrivo di un cuore nuovo. Proprio in quel maggio del 2000 mi colpì molto la morte di una bambina di 6 mesi perché la madre aveva avuto già due aborti e non avrebbe potuto avere più altri figli. Ancora oggi, mi viene la pelle d'oca. All'epoca, invece, il primo pensiero fu una domanda: «Signore, perché hai preso lei e non me? Perché hai salvato me che sono un peccatore incallito e non hai salvato quella bambina?». Questa domanda mi tormenta ogni volta che muore un trapiantato più giovane di me. È l'allucinante mistero della vita. In questi anni mi è capitato di fermare tra i corridoi dell'ospedale un uomo che vedevo talmente spesso da ritenere che fosse un dipendente del Bambino Gesù. Si trattava di un padre che aveva stravolto la sua vita per seguire la figlia più fragile che soffriva di ipertensione polmonare e che, purtroppo, morì poco dopo esser divenuta maggiorenne. Il giorno del suo funerale ero in una valle di lacrime. Un'altra ragazza, mia coetanea, è vissuta per anni con due cuori, un caso più unico che raro.
Quando stava per sposarsi è, poi, arrivato il momento di sottoporsi a un nuovo trapianto di cuore che avrebbe dovuto riportarla ad avere un solo cuore ma, purtroppo, è deceduta. Non ci sono spiegazioni per morti di questo tipo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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