"Mia madre nel lager, il Club 54 e il sesso Senza mai giudicare"

Diane Von Fürstenberg racconta le sue mille vite. Il marito promiscuo, il flirt con Richard Gere, gli Agnelli E gli inizi da stilista a New York

"Mia madre nel lager, il Club 54 e il sesso Senza mai giudicare"

Un talento tante vite. Scorre a ritmo implacabile la biografia La donna che volevo essere scritta da Diane von Furstenberg e pubblicata da Marsilio. Lei, signora della moda americana - ha cominciato nel 1970 e quattro anni dopo ha creato il celebre wrap dress, una vestaglietta di jersey sexy ed elegante al tempo stesso - dedica questo racconto, quasi una «elegante rigurgitata di emozioni» ai suoi figli (Alexandre e Tatiana) e ai suoi nipoti (Talita, Antonia, Tassilo e Leon) ma anche a Barry il suo attuale marito. Il filo conduttore è l'amore che scandisce ogni attimo della vita di quella ragazza nata da Leon Halfin e Lily Nahmias a Bruxelles il 31 dicembre del 1946. «Mia madre a ventidue anni pesava ventisei chili perché aveva passato tredici mesi nei campi di sterminio nazisti di Auschwitz e Ravensbrück». Per questo «la mia nascita è stata il suo trionfo» racconta la designer ma anche il trionfo di una ragazzina che non sapeva cosa voleva fare da grande ma di sicuro aveva già capito che essere indipendenti e liberi è il massimo che si possa desiderare. Il capitolo del libro dedicato all'amore parte con il motto: «Love is life is love is life» ossia amore è vita è amore è vita. «Non so da dove partire per descrivere tutto ciò che devo al mio primo marito, il principe Eduard Egon von und zu Furstenberg. Mi ha dato i miei figli, mi ha dato il suo nome, mi ha dato la sua fiducia e il suo incoraggiamento a credere in me stessa» dice Diane portando in occasione della presentazione del libro l'anello di fidanzamento che Egon le aveva regalato. Nel libro descrive la loro vita avventurosa, i viaggi e le scoperte in tutto il mondo. Del resto Egon, figlio di Clara Agnelli e di Tassilo della casata dei principi Fürstenberg, era principe di nome e di fatto: gentile e sempre sorridente, fece conoscere a Diane il glamour e la bellezza presentandole l'affascinante zio Gianni Agnelli ma anche aristocratici, cortigiani, uomini d'affari, attori, pittori, il cosiddetto belmondo. Qualcuno ricorda ancora i bellissimi Egon e Diane arrivare al club 54 di New York negli anni Settanta, in abiti che oggi chiameremmo genderless. Del resto lei andava in discoteca anche da sola: «come un pioniere in un saloon, sicuro di sé, mosso dal desiderio di conquista… la vita di un uomo nel corpo di una donna». «Lui amava divertirsi ed era molto promiscuo, voleva sperimentare quanto più possibile. Io cercai di adeguarmi al suo comportamento e di accettare un matrimonio aperto; senz'altro non volevo giudicarlo», scrive. Sta di fatto che il matrimonio finì nel 1973 ma l'amore mai neppure dopo la morte di Egon. Prima che Barry Diller, dirigente di uno studio cinematografico di successo, divenisse suo marito, ci sono state tante storie. Un piccolo flirt con Richard Gere, una lunga relazione con Paulo, bellissimo brasiliano conosciuto a Bali, la convivenza con Alain Elkann che era stato sposato con Margherita Agnelli - cugina di Egon - con la quale aveva messo al mondo tre figli: John (l'attuale presidente delle Fiat), Lapo e Ginevra. «Nella mia nuova vita parigina con Alain riscoprii il mio primo amore, la letteratura» racconta Diane che si è sempre divisa fra vecchia Europa e America aggiungendo che Alain le ha anche dato tre meravigliosi figliastri cui vuole bene. Non a caso alla presentazione del libro, due giorni fa a Milano, Lapo non ha voluto mancare. Alla fine Diane prende coscienza che è Barry il suo approdo. Lui l'aveva sempre attesa, lei lo aveva sempre amato. Ma la vita non è mai un viaggio tranquillo. Così Diane racconta di quando, a 47 anni, le fu diagnosticato un cancro, di come ha affrontato il passare del tempo, del suo percorso per diventare una voce autorevole nella moda internazionale.

Con il senno di poi, come spesso scrive l'autrice, potremmo dire che ci sono «tanti talenti in una sola vita» e, come cantava Battiato, che c'è voluto del talento per riuscire a invecchiare senza diventare adulti. Nel senso di persone che rinunciano a realizzare i propri sogni. Diane non lo farà mai.

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