Ai primi di aprile le immagini avevano fatto il giro del mondo. Riprese dalla telecamera di sicurezza di uno spedizioniere in una città bielorussa vicina al confine ucraino, mostravano uomini in uniforme impegnati a impacchettare e spedire di tutto: impianti stereo ed elettrodomestici, giocattoli, computer e perfino biancheria intima. Erano i soldati russi, appena ritirati dalla zona di Kiev e arrivati in territorio amico, che mandavano a casa il bottino di guerra, razziato nelle case del Paese invaso. Quattordici tra loro vennero perfino identificati con nome, cognome e indirizzo dai meticolosi blogger locali.
Ora, dopo i video, arrivano i dettagli e le statistiche. Il sito investigativo russo Mediazona, fondato da due componenti del gruppo dissidente delle Pussy Riot e guidato da un giornalista e attivista assai noto, Sergey Smirnov (tutti sono, ovviamente, riparati all'estero) ha preso in esame l'attività della società di spedizioni immortalata nei video, la Cdek. Grazie alle possibilità di tracciamento dei pacchi offerte dalla tecnologia ha preso in esame l'attività degli ultimi mesi, individuando 13 sedi, tutte in Russia e in Bielorussia a due passi dal confine ucraino, il cui giro d'affari ha fatto segnare di recente un andamento del tutto anomalo. Sia per quanto riguarda le dimensioni dei pacchi inviati (il più grande rilevato superava i 380 chili, contro una media di tre o quattro) sia per le destinazioni: non le grandi città verso cui il traffico è più frequente, ma sperduti centri della Russia asiatica, al confine con la Mongolia e con la Cina, o del Caucaso più povero, da dove provengono gran parte delle reclute impegnate nel conflitto.
Le città di destinazione dei pacchi sono centri di guarnigione di reparti il cui impiego sul fronte di guerra è confermato da più fonti. Un esempio è Yurga, città sulla Transiberiana, prima in classifica quanto a spedizioni incriminate, e in cui hanno sede addirittura tre diverse brigate che hanno combattuto a Kiev e dintorni.
Le città di invio, invece, (da Belgorod alla bielorussa Mazyr) si trovano tutte lungo le direttrici seguite dalle truppe russe nel ritiro da Kiev e da Kharkiv e i picchi nelle spedizioni sono subito successivi ai ripiegamenti.
Secondo Mediazona il bilancio totale è di 4mila spedizioni anomale per una quantità di merci trasferite che supera le 58 tonnellate. In molti casi le spedizioni sono state incrociate con le immagini delle telecamere di sicurezza, che hanno già iniziato a circolare in rete. Come nel caso venuto alla luce qualche settimana fa, tra i beni infilati nei pacchi dagli uomini in divisa, c'è davvero di tutto un po': microfoni e impianti di amplificazione, televisioni, tende, chitarre, salami, ma anche quantità industriali di barattoli da conserva.
Razzie, evidentemente, da povera gente, anche se c'è un caso immortalato dalle telecamere che si distingue dagli altri.
Il soldato che si presenta allo sportello apre un baule verde militare che contiene un sofisticato drone, identificato dagli esperti come un Orlan-10, sviluppato da un'azienda di San Pietroburgo e utilizzato dalle forze armate di Mosca. Evidentemente i soldati russi, commenta Mediazona, «rubano non solo agli ucraini, ma anche al loro stesso esercito».
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