Faticosamente, sono costretti a convivere. In appartamenti-alveari con i muri sporchi e scrostati, scale e pavimenti spazzatura, escrementi umani nei piazzali e aree verdi lorde e risicate dove persino un cantiere per rifare l'impianto elettrico non può che accentuare un degrado stagnante. Via Bolla, periferia nord ovest della città, al Gallaratese, è uno di quei posti dove il Salone del Mobile è un evento che si svolge in un'altra città e forse nel 2015 non si sono nemmeno accorti del «passaggio» di Expo. Altri orizzonti, differenti priorità, tanta disoccupazione e tracce di miseria vera. Gli italiani che abitano nei palazzi popolari di Aler accanto ai romeni ci tengono alla loro dignità e non fanno differenza tra abusivi e non, ma tra chi si comporta correttamente e coloro che invece se ne fregano.
«Da febbraio sono arrivati i bosniaci. Che oltre a occupare le case ai civici 38, 40 e 42, si sono stabiliti nello spiazzo con i camper. Da allora è stato un delirio: ogni sera sgommano con delle vetture rubate nel piazzale davanti ai nostri condomini, fanno i loro bisogni davanti a tutti, non ci lasciano dormire la notte e se ci lamentiamo ci minacciano di morte, ci insultano, fanno volgarissimi inviti sessuali a noi donne. Quello che è accaduto ieri sera è stato in fondo solo l'epilogo di una serie di frizioni che vanno avanti da tempo. Qualcuno direbbe che è esploso il bubbone, non so se rendo l'idea» spiegano Grazia Cassano, 55 anni, disoccupata e vedova. «Quello che è accaduto ieri sera», cioè venerdì sera, è in realtà una maxi rissa che ha visto una sessantina di persone, per lo più italiani, riversarsi in massa in strada verso le 21.30, per inveire contro i bosniaci che da tempo, appena scende il sole, in questo angolo della Milano da evitare, la fanno da padroni. All'inizio solo insulti, raffiche di minacce, sguardi obliqui, quindi pare che i bosniaci abbiano preso delle mazze e dei bastoni dal cantiere e, a loro volta, anche gli italiani si sono armati allo stesso modo. Due schieramenti, uno davanti all'altro, la miccia perfetta per un ordigno pronto a detonare pesantemente. Un bambino di due anni è stato «usato» da una bosniaca e lanciato addosso alle italiane, poi tacciate dalla donna, anche ieri mattina, «di aver picchiato» il piccolo.
Il risultato è stato che per sedare la lite è dovuta intervenire in forze la polizia, con il reparto mobile in tenuta anti sommossa e i blindati mandati dal questore Giuseppe Petronzi e che poi sono rimasti sul posto tutta la notte, anche se l'ordine pubblico era stato ripristinato già prima delle 23.30. E il bimbo bosniaco? Alla fine è stato portato in ospedale per accertamenti. Sarebbe stato solo visitato per precauzione e non avrebbe ferite o traumi evidenti, ma sul posto il 118 è intervenuto con tre ambulanze e un'auto del personale medico, medicando lì quattro persone, due maschi di 17 e 2 anni, appunto, e due donne di 21 e 44 anni. I medici hanno poi deciso per il trasporto al pronto soccorso solo per la ragazza, che avrebbe riportato escoriazioni, e per il bambino, entrambi in codice verde.
Ieri mattina sul posto gli stralci di una tensione che non accenna a mitigarsi. Davanti a telecamere e microfoni i residenti si sono accusati a lungo e, per poco, non si affrontavano nuovamente.
L'assessore di Regione Lombardia a Casa e Housing Sociale, Alessandro Mattinzoli non ha dubbi: «Valutiamo pure la possibilità, nei casi più estremi, di ricorrere all'ausilio dei militari dell'Esercito, come avvenuto in passato, per contribuire presidiare i punti e i luoghi a maggior rischio».
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