"Milano è sempre stata una garanzia. Gli investitori vogliono leggi chiare"

Al report sui fondi immobiliari pesa lo stato di paralisi in città. "Qui gli investimenti sono il 50% del totale"

"Milano è sempre stata una garanzia. Gli investitori vogliono leggi chiare"
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Milano «Le inchieste sull'urbanistica a Milano stanno creando un'impasse. Gli investitori internazionali si stanno spaventando e la situazione ha un riverbero su tutta l'Italia». Al Four Seasons di Milano si è tenuta ieri mattina l'annuale presentazione del report annuale sui «Fondi immobiliari in Italia e all'estero» prodotto da Scenari Immobiliari in collaborazione con lo Studio Casadei. Sul palco solo Michele Beolchini, head of product development & fund Raising di InvestiRe sgr, leader nel real estate, affronta il caso (e il caos) prodotto dalla decina di inchieste aperte dalla Procura di Milano a partire dallo scorso dicembre su progetti autorizzati dal Comune. Il tema non è all'ordine del giorno. Ma a margine Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari, riporta al Giornale le preoccupazioni e rischi per il settore. «Milano è la città dinamica che conosciamo, con un mercato immobiliare che è forse il più grande d'Italia sommando residenziale e commerciale - premette -. Quanto è accaduto negli ultimi mesi ha complicato un processo di cambiamento che la città sta attraversando da diversi anni, non solo perché ha bloccato alcuni cantieri, e non entro nel merito della giustezza o meno dei provvedimenti, ma ha dato un'idea di insicurezza e poca attenzione agli accordi già presi, che è l'elemento che più di altri frena l'arrivo di investitori». Zirnstein fa presente che il mercato degli investimenti è concentrato su Milano e la Lombardia, «negli ultimi dieci anni la percentuale si è aggirata fra il 45 e 50% del totale, quindi è fortemente trainante». E «dava una garanzia la velocità e la capacità dell'amministrazione milanese di riuscire a risolvere elementi che sono comunque complicati, lavorare nell'ambito dell'urbanistica è complicato per definizione. Le operazioni di sviluppo e di trasformazione, ma anche soltanto le riqualificazioni, hanno dei tempi estremamente lunghi». Avere dunque «una pubblica amministrazione che ti sostiene e ti aiuta a risolvere nel tempo più breve possibile è sempre stata l'arma vincente e la qualità di questa città, quello che ha attratto questo numero di investitori». Un'arma in questo momento spuntata dalla clava della magistratura. «Siamo tutti in attesa di capire cosa succederà - afferma la dg di Scenari Immobiliari -. Certo è che i mesi di fermo e di timore sono stati pesanti». E le incertezze su Milano rischiano di favorire il trasloco di capitali all'estero più che verso altre aree del Paese. «Dagli investitori stranieri - precisa Zirnstein - siamo visti come un'unica realtà, il caso Milano non conforta». Emanuele Caniggia, amministratore delegato di Dea Capital Real Estate Sgr, non ha in questo momento operazioni di rilievo a Milano ma al Giornale esprime la propria posizione sul caso: «Se ci sono stati illeciti è giusto che si puniscano, sono il primo a chiederlo e più lo puniamo meglio è - premette -.

Se si è trattato di una interpretazione sbagliata della legge, trattiamola come tale, sarà sanzionabile. Inviterei da una parte la magistratura a non forzare sulla malafede, dall'altra le istituzioni a fare leggi chiare e gli imprenditori si atterranno alla linea».

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