Tutte le carte sono sul tavolo. La partita, nonostante gli annunci delle ultime ore, è ancora aperta. Probabilmente si chiuderà oggi. Il nodo resta ancora Paolo Savona, l'economista che Matteo Salvini vuole a tutti i costi al ministero dell'Economia ma che per Sergio Mattarella ha posizioni troppo euroscettiche. Agli amici Savona avrebbe confidato di essere pronto anche a fare un passo indietro: "Non voglio interferire con le scelte del capo dello Stato che stimo immensamente". Ad ogni modo, oggi, il premier incaricato Giuseppe Conte salirà comunque al Colle col suo nome nella lista dei ministri.
"Mi rifiuto di andare avanti ancora per giorni con le trattative - ha messo in chiaro Salvini ieri sera o siamo in condizioni di lavorare o qualcuno se ne prenderà la responsabilità". Il muro contro muro che sta animando le ultime, fibrillanti ore della fase politica italiana rischia seriamente di travolgere gli accordi di maggioranza con il Movimento 5 Stelle, trascinando con sé non solo il famoso "contratto", ma tutto il governo. Anche il gruppo dirigente di via Bellerio sposa la linea della resistenza. "Non faccio una questione di nomi e cognomi - ha ribadito in più occasini il leader leghista - ma di rispetto del voto che gli italiani hanno espresso il 4 marzo". La strada che porta alla formazione del nuovo esecutivo rischia, insomma, di trovarsi in un vicolo cieco. Come riporta oggi ilGiornale, Savona stesso si troverebbe al bivio tra ritirarsi o tentare un chiarimento definitivo con il Quirinale.
Gli sherpa, che stanno lavorando alla stesura della lista dei ministri, starebbero ancora tentando diverse strade prima di far saltare il banco. Il rischio è, infatti, che si torni a parlare di voto. Secondo il Fatto Quotidiano, gli uomini di Luigi Di Maio vorrebbero proporre a Mattarella di affiancare a Savona un "vice" di peso, un keynesiano meno ostile all'euro e all'Unione europea. "Gli ottant'anni passati di Savona non gli permetterebbero certo di fare avanti e indietro in aereo da Bruxelles - avrebbero detto - il viceministro, quindi, sarebbe un facente funzioni in più di una occasione". Tra i nomi sondati ci sarebbero Pierluigi Ciocca, Stefano Micossi, Marcello Messori e Enrico Giovannini. La più accreditata, però, potrebbe essere Laura Castelli. Inizialmente indicata per le Infrastrutture, ministero che dovrebbe comunque andare ai Cinque Stelle, la deputata grillina avrebbe deleghe pesanti come viceministro. "È l'incastro con cui puntiamo a chiudere la partita", spiegano all'Adnkronos fonti grilline di primo piano.
Tra le ipotesi al vaglio, secondo il Corriere della Sera, ci starebbe anche quella di scorporare il ministero, che Salvini vuole dare a Savona, in Tesoro e Finanze in modo da dare all'economista "una poltrona meno pesante" e tranquillizzare il capo dello Stato (e l'Unione europea).
Una soluzione che risulta piuttosto complicata perché per dividere il dicastero di via XX Settembre c'è bisogno di un decreto del Quirinale. A livello politico, poi, secondo Repubblica, non è così scontato che anche a Conte possa andare bene.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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