Oggi Conte dovrebbe salire al Colle con la lista dei ministri. Alla fine del terzo giorno di consultazioni nell'ufficio messogli a disposizione dalla Camera dei Deputati, il professor Conte, ha messo la parola fine al delicato gioco di equilibrio tra le diverse caselle dei ministeri. Soprattutto dopo aver ricevuto ieri sera, come ampiamente annunciato da Salvini, la lista dei desiderata del Carroccio.
Giuseppe Conte ha rispettato anche ieri la sua nuova routine casa-taxi-Montecitorio-taxi casa. L'auto pubblica è arrivata in via della Missione intorno alle 11. Quando già la battaglia politica sul nome di Paolo Savona al ministero dell'Economia aveva consumato i suoi momenti più epici, con l'appello della Meloni. Anche Fratelli d'Italia potrebbe dunque rientrare in gioco con l'appello fatto dalla leader in favore di una maggior autonomia del premier incaricato e delle Camere, uniche istituzioni chiamate a giudicarne l'operato. Anche dall'estero arrivano segnali di sostegno. Il presidente francese, Emmanuel Macron lo ha raggiunto al telefono per augurargli buon lavoro e ha espresso il desiderio di incontrarlo quanto prima. Una conversazione telefonica oltremodo irrituale se non fosse un chiaro segno che ci sono poteri forti (anche europei) che fanno il tifo per il professore pugliese. Il problema, però, sono proprio le difese d'ufficio che tanti politici (ovviamente la maggior parte di loro milita nella colazione giallo-verde) prendono in favore del professor Conte. Tanta generosità finisce per accentuare la sindrome da Carneade dell'accademico prestato, improvvisamente, alla politica. Tanto che anche il New York Times si permette un attacco fuori dagli schemi. Il corrispondente da Roma della testata americana ci va giù pesante definendolo «uno sconosciuto professore di legge, la cui principale qualifica è la sua disponibilità ad eseguire gli ordini». Insomma anche il principale quotidiano americano mostra preoccupazione per gli effetti che questa scelta potrebbe avere sui mercati finanziari e sulla stabilità economia del Belpaese. Ed è del tutto evidente che proprio sulla testa di Conte si stanno consumando ripetuti braccio di ferro tra chi (Quirinale) pone veti su nomi e idee e chi (Salvini-Di Maio) tenta in tutti i modi di difendere l'originalità di un'idea di governo basata principalmente sulla semplificazione fiscale e sul ritorno a una sovranità perduta. In questo scontro non è dunque irrilevante la scelta dei nomi per coprire tutte le caselle. Ognuno dei candidati ai ruoli chiave del primo gabinetto giallo-verde si porta dietro un'idea e un progetto che deve in qualche modo equilibrarsi nel tutto. È in questa ottica che ieri hanno varcato il portone di via della Missione prima l'ambasciatore Luca Giansanti e poi il professor Enzo Moavero Milanesi. Sono due dei nuovi nomi spuntati dopo le bocciature di Savona e Massolo. L'ex ambasciatore a Teheran è stato più di mezz'ora a colloquio con Conte. I soliti bene informati hanno scommesso che il colloquio si sia esaurito nella richiesta di Conte circa la disponibilità di Giansanti a ricoprire il ruolo di ministro degli Esteri.
Uscendo, il diplomatico non ha voluto confermare, ma è possibile che anche il suo possa figurare nella lista dei nomi che Conte presenterà all'inquilino del Quirinale. E nella stessa lista potrebbe ritrovarsi il nome di Moavero Milanesi. L'ex parlamentare di Scelta Civica potrebbe essere arruolato per occuparsi degli Affari comunitari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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