Nelle ore in cui si alza lo scontro istituzionale sul suo nome, l'aspirante superministro del Tesoro voluto da Salvini, Paolo Savona, agli amici avrebbe confidato, da «riserva della Repubblica» quale si sente, di essere pronto anche «a fare un passo indietro. Non voglio interferire con le scelte del presidente Mattarella, che stimo immensamente». Un passo indietro che non sfiora nemmeno il leader della Lega, Matteo Salvini, deciso com'è a portare il Paese al voto, nel caso dovesse persistere il veto del Quirinale sul suo candidato per il ministero di via XX settembre. Ecco perché nelle ultime ore viene dato per possibile un incontro chiarificatore, da tenersi oggi al Colle, proprio con l'81enne economista sardo. Potrebbe essere questo l'ultimo tentativo di mediazione sulla casella che ha scatenato il conflitto istituzionale tra il presidente della Repubblica e i due partiti di maggioranza. Toccherebbe così allo stesso Savona provare a smontare davanti a Mattarella gli scenari foschi che si accompagnano alla sua ipotetica guida del Mef, soprattutto ridimensionando lo spirito antigermanico che anima il suo ultimo libro, «Come un incubo e come un sogno», lo stesso che avrebbe molto allarmato il presidente. A partire da certe frasi istituzionalmente esplosive per un potenziale ministro, che attribuiscono alla Germania il fatto di non aver «cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l'idea di imporla militarmente», o del tipo «non esiste un'Europa, ma una Germania circondata da pavidi».
L'economista ha i suoi tifosi. Tra questi l'ex stratega di Trump, Steve Bannon: «Di Maio e Salvini insistano su Savona: ha le idee chiare sull'Europa, sulla Germania e sull'euro e non è timido, dice le cose come stanno». E anche il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici non mette veti: «Savona ministro? Non esprimo preferenze».
Da giorni, però, si susseguono tiri al bersaglio, accuse e spettri giudiziari sull'economista antitedesco e antieuro. Ma non ci sono solo le tesi contro la moneta unica e sulle possibilità di uscirne, illustrate negli ultimi anni, a rimbalzare in Italia e oltreconfine contribuendo a demolire l'affidabilità del «curriculum eccellente» (copyright Alessandro Di Battista) del professore. È comparsa dal passato anche la sua firma a una prefazione a un'opera di Ezra Pound, «Lavoro e usura», uscita nel 1996: nello scritto Savona si limita a riconoscere nel pensiero di Pound una «penetrante attualità» per poi certificare che «le idee di Pound in politica economica, non meritano una seria considerazione».
E poi ci sono le polemiche di chi vede nel profilo di Savona troppo establishment: nonostante le sue tesi anti sistema, ai grillini ortodossi vengono ricordati i suoi incarichi, da Confindustria a Banca d'Italia, a Unicredit, di cui è stato presidente. Ed è proprio riferita al periodo che va da novembre 2008 a ottobre 2010, quando era legale rappresentante della banca, un'indagine della Procura di Cagliari che gli contesta l'accusa di concorso in usura su dei tassi di interesse di mora. Imputazione per la quale il pm ha già chiesto al gip l'archiviazione. Di quando era presidente di Impregilo, invece, il Fatto Quotidiano ha tirato fuori una vecchia inchiesta per aggiotaggio nell'ambito della liquidazione di una controllata, finita con la prescrizione nel 2010.
Infine ci sono anche i giudizi senza appello, come quello emesso ieri dal patron di Repubblica, Carlo De Benedetti: «È una persona assolutamente perbene ed è competente ma è un ideologo antitedesco, e con una simile posizione non può fare il ministro dell'Economia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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