Ministri e deputati per BoJo. Il grande ritorno agita Londra

Wallace e Clarke con Johnson, che sta raccogliendo i 100 sostenitori. Ma in molti sono pronti a lasciare il partito

Ministri e deputati per BoJo. Il grande ritorno agita Londra

Londra. E la domanda del giorno è: chi sarà il prossimo? Un interrogativo non da poco, che tormenta i mercati e accresce l'incertezza nel Regno Unito. All'indomani delle dimissioni della premier britannica Liz Truss, l'andamento della sterlina ben riflette il clima che si respira nel Paese. Dopo il primo balzo d'entusiasmo, ieri la valuta nazionale è scesa nuovamente ai minimi storici a causa dell'instabilità lasciata da Truss e dal suo governo. Mentre le bollette aumentano e i consumi si riducono a meno di quanto fossero durante il periodo pandemico, il partito conservatore è alla frenetica ricerca di un successore adeguato pronto a insediarsi entro il 28 ottobre. E, a dirlo sembra paradossale, quel candidato potrebbe essere di nuovo Boris Johnson, cacciato dai suoi soltanto un paio di mesi fa. Il suo nome è riapparso quasi immediatamente sulla scena politica quando si è scatenato il toto premier.

A tirarlo in ballo per primo è stato Ben Wallace, ministro della Difesa, considerato un possibile candidato a sostituire la signora Truss. Lui invece ha escluso subito questa possibilità, ma si è detto disponibile a sostenere il ritorno del suo ex boss. La stessa posizione è stata poi sostenuta anche dal ministro per gli Affari, Jacob Rees-Mogg e dai due deputati Conservatori Simon Clarke e Ben Houchen, che in un comunicato congiunto hanno espresso il loro supporto all'ex leader conservatore. «Boris è la persona di cui abbiamo bisogno per guidare il nostro Paese e il nostro partito - si legge nella nota - ha conseguito un grande risultato elettorale in passato con il mandato di unire il Regno Unito e ha ispirato milioni di persone che non avevano mai votato conservatore prima a seguire la sua visione generosa e ottimistica di come può diventare la Gran Bretagna. La gente lo ama perché ha riconosciuto che mentre il talento si trova dappertutto nel nostro Paese, le opportunità no. Boris ci ha dato questa opportunità». Una sperticata dichiarazione d'affetto che si somma all'enfasi data ieri dai media nazionali alla notizia di un possibile ritorno di Johnson.

Non tutti i membri del partito condividono però la visione entusiastica dei suoi supporters. Alcuni si ricordano bene che BoJo si trova tutt'ora sotto inchiesta per aver mentito al suo Paese e al Parlamento e non vedono di buon occhio un suo ritorno. Secondo quanto scrive Rachel Wearmouth su New Statesman, già una dozzina di deputati sarebbero pronti ad abbandonare il partito nel caso di una sua rielezione. A tifare per BoJo sembra essere invece il governo di Vlodymyr Zelensky che sul suo sito ufficiale aveva fatto apparire un messaggio scherzoso di supporto poi misteriosamente cancellato. E l'ultimo sondaggio rivela che l'elettorato preferirebbe avere alla guida del Paese il suo eterno avversario ed ex braccio destro, nonché ex ministro del Tesoro Rishi Sunak. Se entrambi si candidassero si tratterebbe comunque di una gara sul filo del rasoio. Il sondaggio condotto da The Opinium mostra che il 44% degli intervistati voterebbero per Sunak contro il 31% a favore di Johnson. Secondo YouGov invece, il 52% dei cittadini non vorrebbe rivedere Johnson al posto della Truss. Nessuno dei due ha ancora reso note le proprie intenzioni, c'è tempo per farlo fino a lunedì prossimo e le nuove regole richiedono un supporto di cento firmatari per poter presentare ufficialmente la propria candidatura e quindi già si sa che non potranno esserci più di tre candidati.

La prima a farsi ufficialmente avanti per il posto è stata Penny Mordaunt, capogruppo ai Comuni, già avversaria della Truss nella corsa precedente.

Una lunga carriera politica nella pubblica amministrazione, è stata ministro delle Forze Armate sotto il governo Cameron e primo ministro della Difesa donna con il governo May, licenziata dallo stesso Johnson qualche mese dopo il suo arrivo. Vedremo se stavolta sarà lei a licenziare lui.

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