Minniti scioglie la riserva: "Ma non sono renziano"

L'ex ministro dell'Interno sfiderà Zingaretti e Martina. Calenda: bene la sua candidatura

Minniti scioglie la riserva: "Ma non sono renziano"

Roma Non vuol passare per il candidato di Renzi: «Penso di aver dimostrato in questi anni di aver una capacità di autonomia politica e una cosa che non si può dire è che io non abbia dimostrato carattere».

Ma Marco Minniti, che ieri ha ufficialmente sciolto la riserva e annunciato la propria candidatura a segretario del Pd, prima con un'intervista a Repubblica e poi con un colloquio tv con Lucia Annunziata, difende l'ex premier: «Renzi si è assunto delle responsabilità importanti, dopo la sconfitta si è dimesso prendendosi anche colpe non sue». E critica tutti quelli che «quando Renzi era al potere gli erano vicini e adesso non fanno che marcare distanze. Io non ho esagerato nel lodarlo allora e non ho bisogno di prenderne le distanze ora».

L'ex ministro dell'Interno - che esclude un ticket con Teresa Bellanova - correrà quindi (con l'appoggio, ancorché tiepido, dei renziani) contro Nicola Zingaretti: «Ma non dirò mai una parola contro lui o gli altri candidati», assicura. Mettendo però in chiaro che la sua linea è diversa dalle aperture zingarettiane ai grillini: «Se ci fosse una crisi di governo? Meglio andare a votare, senza dubbio. Un'intesa tra Pd e M5s in questo parlamento sarebbe solo una manovra tra due sconfitti».

A Minniti arriva subito il sostegno di Carlo Calenda: «Sono molto contento della sua candidatura. Marco è una persona di livello. Lo sosterrò. È stato un collega prezioso al governo che si è sobbarcato un carico difficile. L'importante è che tra lui, Zingaretti e Richetti prevalga un approccio di reciproco rispetto». L'ex premier Paolo Gentiloni saluta Minniti («grande apprezzamento per quel che rappresenta»), si dice «contento» che il congresso sia finalmente avviato ma ribadisce il suo sostegno a Zingaretti.

La corsa per la segreteria del Pd sarà assai frammentata: sette candidati, perchè (oltre a Damiano, Boccia e al giovane «anti-meritocrazia» Corallo) sarà in pista anche il segretario uscente Maurizio Martina, altro ministro del governo Renzi. Che finirà probabilmente per fare l'ago della bilancia tra Minniti e Zingaretti. La sua, fa sapere, sarà «una candidatura di squadra», e - tra il laziale Zingaretti e il calabrese Minniti - guarderà soprattutto al Nord, a «quei mondi produttivi e quelle partite Iva tradite da Salvini e Di Maio».

Il lombardo Martina, spiegano i suoi, «vuole sparigliare le filiere e le correnti e lavora a quella che i suoi sostenitori chiamano una 'candidatura di squadra' con giovani e tante esperienze nuove dei comuni e delle amministrazioni locali».

LCes

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