"Mirko dove sei?". Si sveglia dal coma ma non sa che il figlio è morto per lei

Apre gli occhi dopo 40 giorni, gli psicologi: "Presto per la verità"

"Mirko dove sei?". Si sveglia dal coma ma non sa che il figlio è morto per lei

Riaprire gli occhi dopo quaranta giorni di coma per scoprire che tuo figlio è morto per salvarti da un bastardo fa venir voglia di richiuderli.

«Mirko...Mirko». «Dov'è?». Paola Piras ha ancora il respiratore attaccato, le sue condizioni sono ancora gravissime. Diciotto coltellate dall'ex, il corpo martoriato e gli organi vitali compromessi. Era arrivata all'ospedale praticamente dissanguata, tre interventi, le complicazioni all'addome. Ma qualcosa per cui lottare restava. «Mirko...Mirko...» L'equipe di medici e anestesisti avevano già tentato due volte di risvegliarla dal coma. Venerdì finalmente una risposta, ha aperto gli occhi. Uno spiraglio anche se Paola non è fuori pericolo e rischia ancora di non farcela. È troppo presto dicono gli psicologi per dirle la verità. «Prematuro che sappia tutto». Ma il suo istinto non mente e ha ragione a preoccuparsi per il suo bambino, forse immagina. Forse se lo ricorda, maledetti quei dubbi che non la lasciano mai. Le ombre di dell'11 maggio devono averla perseguitata per tutti questi giorni di coma. Mertedì notte, Shahid è dentro. Un rumore quasi impercettibile e la bocca che diventa secca come una crosta di pane. Non c'è tempo per urlare, lui è già sopra di lei, sul letto a dar coltellate. Si è arrampicato su una grondaia per prenderla mentre dormiva. A niente erano servite le denunce per stalking e maltrattamenti. Beffato il divieto di avvicinarsi alla casa dell'ex. Tutto ignorato. Erano mesi che la pedinava. Come fai a dormire tranquillo con tua madre in pericolo? La paura addosso ti fa crescere in fretta e la sera la tensione ti stringe lo stomaco. Dalla mamma Mirko ci arriva in un attimo, è un ragazzino di diciannove anni ed è disarmato. Ha il suo corpo come scudo e lo usa senza pensarci. Shahid non si ferma e non si placa. Mirko avrebbe dovuto diplomarsi all'istituto alberghiero Janas, a Tortolì, la città sarda dove era cresciuto. Aveva progetti e sogni di un adolescente come tanti, voleva fare un'esperienza fuori dalla Sardegna, usare il suo lavoro per conoscere altre realtà, ci teneva molto, poi però sapeva di voler tornare sulla sua isola, al suo paese per aprire un ristorante tutto suo chissà, o gestire quello di famiglia. Poteva essere un sogno facile da realizzarsi. Paola si è svegliata dal coma venerdì, la stessa mattina in cui la scuola consegnava il diploma di maturità di Mirko al fratello Mattia e alla zia Stefania. «Ci teneva molto», dicono i compagni. Un diploma ad honorem, con un 100 pieno, «Se lo è proprio meritato ha spiegato il dirigente scolastico Nanni Usai. Con il suo gesto generoso e con il curriculum di studente modello». Per Shahid Masih, il pachistano di 29 anni, operaio in un cantiere nautico, non c'è traccia di pentimento o di rimorso. Probabilmente andrà a processo con rito immediato e contro di lui le prove sono univoche.

Arrestato poche ore dopo mentre vagava per le campagne intorno a Tortolì con i pantaloni intrisi di sangue ha confessato: «non volevo uccidere, sono stato aggredito e ho dovuto difendermi»: La folla all'uscita della caserma per poco non lo ha linciato.

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