La data cruciale per la soluzione del caso di Cecilia Sala è il 2 gennaio. «Quel giorno - racconta una fonte de Il Giornale che ha seguito le trattative per la liberazione - a Teheran viene finalmente accettata quell'interlocuzione ricercata inutilmente da 15 giorni». Da quel momento la gestione del caso Sala passa di mano transitando da una gestione intransigente governata dal potere dei Pasdaran - di cui l'ingegnere Mohammad Abedini Najafabadi è un «fornitore» - ad una più morbida e più politica. A gestire il passaggio ci sono due uomini dell'intelligence.
Uno è in forza ai servizi segreti di Teheran, l'altro fa capo alla nostra Aise. «I due - spiega la fonte - si conoscono personalmente e si rispettano». Nel 2022 hanno gestito il rilascio di Alessia Piperno, la viaggiatrice-blogger italiana finita per 45 giorni nel carcere di Evin. Il ruolo dei due 007 è fondamentale. Quello iraniano è in grado d'interloquire con l'ufficio della Suprema Guida Ali Khamenei. Quello italiano ha dalla sua il ruolo giocato nel caso Piperno quando garantì il rispetto dei patti assunti dall'Italia. «Ma a suo favore - sottolinea la nostra fonte - giocano anche la considerazione e il riguardo riconosciuti ai nostri servizi segreti in un'area dove spesso agiamo sotto traccia con risultati assai più efficaci di altre nazioni occidentali».
Il lavoro della controparte italiana non è comunque facile. Anche perché deve dimostrare agli iraniani che il nostro governo riuscirà a contenere le pretese americane sull'estradizione di Abedini. A quel punto diventano cruciali il ruolo della premier Giorgia Meloni e la sua tempestività nell'organizzare il blitz a Mar-a-Lago. La capacità di farsi ricevere da Donald Trump nel giro di poche ore e negoziare con lui una «non-conflittualità» sul caso dell'ingegnere iraniano fa scalpore. L'autorevolezza del governo italiano e della sua premier vengono notate anche a Teheran.
A quel punto il nostro mediatore può proporre un accordo che prevede il ritorno a casa di Cecilia seguito da una «mancata» estradizione di Abedini giocata in base ad alcune date del calendario diplomatico e giudiziario. Date che non possono venire ignorate o dimenticate. La prima è la visita di Joe Biden in Italia prevista da oggi al 12 gennaio. Bloccare l'estradizione dell'iraniano prima del suo arrivo rappresenterebbe per Washington un affronto insopportabile. D'altra parte il ministro della Giustizia Carlo Nordio non può firmare l'inestradabilità di Abedini senza aver prima atteso la sentenza della Corte d'Appello di Milano sulla concessione degli arresti domiciliari all'ingegnere prevista per il 15 gennaio. Ma la firma di Nordio non può nemmeno arrivare dopo l'insediamento ufficiale di Donald Trump atteso per il 20 gennaio perché l'affronto risparmiato a Biden ricadrebbe su di lui. Con conseguenze ancor più devastanti.
La capacità del nostro uomo a Teheran è quella di riuscire a spiegare il complesso intreccio alla controparte iraniana convincendola che anche stavolta l'Italia saprà rispettare i patti. «Un obbligo cruciale - spiega la fonte de Il Giornale - visto che a Teheran e dintorni vivono altri 542 italiani di cui bisogna garantire lavoro e libertà». A quel punto il via libera viene autorizzato dall'Ufficio della Suprema Guida. E mentre a Cecilia viene concesso un letto e il trasferimento in una cella con due detenute, i portavoce di Teheran incominciano a smentire qualsiasi collegamento con il caso Abedini. Nelle stesse ore l'uomo dell'Aise a Tehran riceve l'ok a far partire l'aereo che riporterà la giornalista in Italia.
Ma a dare l'imprimatur all'accordo è il direttore dell'Aise Gianni Caravelli. Abruzzese di Frisa, nel Chietino, ha iniziato la carriera in divisa nel '79 entrando nell'Accademia militare di Modena dopo il liceo classico. Dopo vari incarichi nell'Esercito, entra nel Sismi nel 2002 e vi resta fino al 2008.
Torna all'intelligence nel 2014 con il ruolo di vicedirettore vicario dell'Aise; nel maggio 2020 viene nominato direttore da Conte, confermato da Draghi e Meloni. Da buon generale martedì notte monta sull'aereo dei nostri servizi segreti e vola a Teheran per accogliere Cecilia e garantire, di persona, i patti assunti dai suoi uomini e dal nostro governo.
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